“Rambert Event” a Reggio Emilia e Roma celebra Merce Cunningham


“Rambert Event” a Reggio Emilia e Roma celebra Merce Cunningham
"Rambert Event" foto di Tony Nandi

Un omaggio a un grande innovatore che ha segnato la storia della danza moderna e ha gettato le basi di quella post- moderna, il coreografo e danzatore americano Merce Cunningham (1919-2009) per i cent’anni della sua nascita e per i dieci della sua scomparsa, creato da una delle più note compagnie britanniche di danza contemporanea, Rambert. S’intitola Rambert Event e sarà in scena domani, 13 novembre alle 20.30, al Teatro Municipale Valli a Reggio Emilia e il 17 novembre (ore 16 e 21) all’Auditorium Parco della Musica per RomaeuropaFestival con Jeannie Steele, ex ballerina della Merce Cunningham Dance Company che ha arrangiato alcuni estratti delle sue più celebri coreografie eseguite dal vivo da Philip Selway , batterista e terza voce di Radiohead, gruppo rock alternativo inglese, da Quinta e Adem Ilhan. Ideato nel 2014 in occasione della nuova sede della compagnia a South Bank con l’idea di onorare la lunga collaborazione con Merce Cunningham, Rambert Event è un “site specific” dove coreografia, musica e scena si sviluppano nel momento stesso della performance secondo i principi cari al coreografo americano. Un evento dunque unico, nominato per il 2014 UK Theatre Award for Achievement in Dance, perché ogni volta che Rambert Event si sposta la coreografia, la musica e le scene, ispirate ai dipinti di Gerhard Richter “Cage (1)-(6)” dedicati alla musica di John Cage, storico collaboratore di Cunningham, cambiano. Dalle 18 alle 21 nel ridotto del Teatro Valli (ingresso libero) ci sarà la proiezione di una serie di brevi film, in inglese, su Merce Cunningham; la sua vita e il suo percorso artistico, dal decennio con la compagnia di Martha Graham (1939-1945) alla scoperta di una danza più astratta, casuale, non più psicologica e drammatica, spesso accompagnata dalla musica di John Cage, protesa verso uno spazio che acquista senso attraverso i corpi dei danzatori nel momento in cui lo occupano. Un’estetica compositiva secondo procedimenti aleatori, influenzata anche dal buddismo zen e dal libro cinese I Ching che ha segnato l’avanguardia americana degli anni Sessanta.

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Un omaggio a un grande innovatore che ha segnato la storia della danza moderna e ha gettato le basi di quella post- moderna, il coreografo e danzatore americano Merce Cunningham (1919-2009) per i cent’anni della sua nascita e per i dieci della sua scomparsa, creato da una delle più note compagnie britanniche di danza contemporanea, Rambert. S’intitola Rambert Event e sarà in scena domani, 13 novembre alle 20.30, al Teatro Municipale Valli a Reggio Emilia e il 17 novembre (ore 16 e 21) all’Auditorium Parco della Musica per RomaeuropaFestival con Jeannie Steele, ex ballerina della Merce Cunningham Dance Company che ha arrangiato alcuni estratti delle sue più celebri coreografie eseguite dal vivo da Philip Selway , batterista e terza voce di Radiohead, gruppo rock alternativo inglese, da Quinta e Adem Ilhan. Ideato nel 2014 in occasione della nuova sede della compagnia a South Bank con l’idea di onorare la lunga collaborazione con Merce Cunningham, Rambert Event è un “site specific” dove coreografia, musica e scena si sviluppano nel momento stesso della performance secondo i principi cari al coreografo americano. Un evento dunque unico, nominato per il 2014 UK Theatre Award for Achievement in Dance, perché ogni volta che Rambert Event si sposta la coreografia, la musica e le scene, ispirate ai dipinti di Gerhard Richter “Cage (1)-(6)” dedicati alla musica di John Cage, storico collaboratore di Cunningham, cambiano. Dalle 18 alle 21 nel ridotto del Teatro Valli (ingresso libero) ci sarà la proiezione di una serie di brevi film, in inglese, su Merce Cunningham; la sua vita e il suo percorso artistico, dal decennio con la compagnia di Martha Graham (1939-1945) alla scoperta di una danza più astratta, casuale, non più psicologica e drammatica, spesso accompagnata dalla musica di John Cage, protesa verso uno spazio che acquista senso attraverso i corpi dei danzatori nel momento in cui lo occupano. Un’estetica compositiva secondo procedimenti aleatori, influenzata anche dal buddismo zen e dal libro cinese I Ching che ha segnato l’avanguardia americana degli anni Sessanta.

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