Balla col cuore


Balla col cuore
Luciana Savignano

Intima, profonda, schiva, una vita dedicata alla danza, sotto i riflettori ma senza mai cercare il successo perché “ti gratifica ma è anche effimero” ha più volte dichiarato. Luciana Savignano, Milanese doc, nata nel 1943, l’anno del crollo fascista, formatasi nel rigore del balletto classico al Teatro alla Scala e musa ispiratrice di miti del balletto internazionale come Maurice Béjart, Alvin Ailey, Mario Pistoni, Roland Petit, scende di nuovo in campo per una causa umanitaria: nel Gala benefico organizzato da Emergency, il 28 settembre, ballerà in una nuova coreografia di Francesco Ventriglia, In other words.
La sua generosità è nota, che cosa associa alla parola solidarietà?
“E’ un modo di vivere, di trovarsi in mezzo agli altri. Ho partecipato altre volte ad iniziative benefiche perché credo che con la danza si possa aiutare. Sono testimonial della lotta al morbo di Parkinson in Italia: un’idea nata dal rapporto con una mia amica, ex ballerina, che è affetta da questa patologia e che mi ha spinto a portare un po’ di sollievo ai malati attraverso il movimento”.
In che modo?
“Partecipo ai vari convegni in tutta Italia e ballo in mezzo a loro, li aiuto a muoversi con la musica così riacquistano fiducia nei loro corpi”.
Cosa prova davanti alle immagini di tanti corpi di bambini e adulti, martoriati dalla guerra?
“Sono delle grandi lezioni di vita, perché il danzatore pensa sempre d’essere immortale, è abituato ad avere un corpo in perfetta forma. Invece bisogna conoscere anche i propri limiti, è una lezione d’umiltà”.
Gino Strada, il fondatore di Emergency, è stato al centro di varie polemiche, soprattutto nel suo ruolo d’intermediario con gli ostaggi in Afghanistan. Cosa ne pensa?
“Ognuno di noi, nel momento in cui fa qualcosa in cui crede, non dovrebbe mischiare la politica, ma cercare solo di fare al meglio; non mi vedrete mai schierarmi politicamente, partecipo ad uno spettacolo di beneficenza e basta, non mi piacciono le strumentalizzazioni”.
Emergency svolge un tipo di volontariato “laico”; Madre Teresa di Calcutta, invece, diceva che la forza della sua missione le proveniva da Dio e dalla preghiera. Crede che per aiutare gli altri sia necessario avere fede?
“Un apporto spirituale aiuta moltissimo, ho un’ammirazione infinita per Madre Teresa, le sue massime le leggo spesso, ma bisognerebbe avere la sua fede, io per esempio non ce l’ho”.
Eppure lei ha seguito un percorso spirituale, le capita mai di pregare?
“Sì, ma dico preghiere che mi scaturiscono dal cuore; sono cattolica, però in questi ultimi anni, seguendo mio marito in Oriente, mi sono molto avvicinata alle filosofie orientali”.
Tornando alla danza, nella sua vita non ha mai avuto traumi importanti, eppure lo sforzo fisico di un ballerino è paragonabile a quello di uno scaricatore: cos’ha fatto per aiutare il suo corpo?
“Ho avuto l’istinto di non esagerare, ho sempre ascoltato il mio corpo, come un’animale ho cercato di riparare con quello che avevo a disposizione senza l’aiuto di cure particolari ma con un po’ di buon senso”.
Che ruolo ha nel balletto di Ventriglia?
“E’ un passo a tre dove interpreto una donna di una certa età che viene colpita da Cupido (nel ruolo Ventriglia al posto dell’annunciato Ismael Ivo) e s’innamora di un giovane, interpretato dal ballerino scaligero Gabriele Corrado. La musica è composta da Emiliano Palmieri”.
Lei è stata l’interprete di balletti sensuali, eppure nella vita è una persona molto pudica. Cosa pensa delle tendenze coreografiche attuali in cui si cerca, sempre più spesso, un’erotizzazione estrema del corpo?
“ C’è una ricerca esasperata degli eccessi perché si vuole stupire, ma così si rischia solo di mercificare il corpo. In realtà c’è bisogno di recuperare il pudore per ridare valore alla bellezza fisica.”

(Pubblicato in La Repubblica 26/9/2008)

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Luciana Savignano

Intima, profonda, schiva, una vita dedicata alla danza, sotto i riflettori ma senza mai cercare il successo perché “ti gratifica ma è anche effimero” ha più volte dichiarato. Luciana Savignano, Milanese doc, nata nel 1943, l’anno del crollo fascista, formatasi nel rigore del balletto classico al Teatro alla Scala e musa ispiratrice di miti del balletto internazionale come Maurice Béjart, Alvin Ailey, Mario Pistoni, Roland Petit, scende di nuovo in campo per una causa umanitaria: nel Gala benefico organizzato da Emergency, il 28 settembre, ballerà in una nuova coreografia di Francesco Ventriglia, In other words.
La sua generosità è nota, che cosa associa alla parola solidarietà?
“E’ un modo di vivere, di trovarsi in mezzo agli altri. Ho partecipato altre volte ad iniziative benefiche perché credo che con la danza si possa aiutare. Sono testimonial della lotta al morbo di Parkinson in Italia: un’idea nata dal rapporto con una mia amica, ex ballerina, che è affetta da questa patologia e che mi ha spinto a portare un po’ di sollievo ai malati attraverso il movimento”.
In che modo?
“Partecipo ai vari convegni in tutta Italia e ballo in mezzo a loro, li aiuto a muoversi con la musica così riacquistano fiducia nei loro corpi”.
Cosa prova davanti alle immagini di tanti corpi di bambini e adulti, martoriati dalla guerra?
“Sono delle grandi lezioni di vita, perché il danzatore pensa sempre d’essere immortale, è abituato ad avere un corpo in perfetta forma. Invece bisogna conoscere anche i propri limiti, è una lezione d’umiltà”.
Gino Strada, il fondatore di Emergency, è stato al centro di varie polemiche, soprattutto nel suo ruolo d’intermediario con gli ostaggi in Afghanistan. Cosa ne pensa?
“Ognuno di noi, nel momento in cui fa qualcosa in cui crede, non dovrebbe mischiare la politica, ma cercare solo di fare al meglio; non mi vedrete mai schierarmi politicamente, partecipo ad uno spettacolo di beneficenza e basta, non mi piacciono le strumentalizzazioni”.
Emergency svolge un tipo di volontariato “laico”; Madre Teresa di Calcutta, invece, diceva che la forza della sua missione le proveniva da Dio e dalla preghiera. Crede che per aiutare gli altri sia necessario avere fede?
“Un apporto spirituale aiuta moltissimo, ho un’ammirazione infinita per Madre Teresa, le sue massime le leggo spesso, ma bisognerebbe avere la sua fede, io per esempio non ce l’ho”.
Eppure lei ha seguito un percorso spirituale, le capita mai di pregare?
“Sì, ma dico preghiere che mi scaturiscono dal cuore; sono cattolica, però in questi ultimi anni, seguendo mio marito in Oriente, mi sono molto avvicinata alle filosofie orientali”.
Tornando alla danza, nella sua vita non ha mai avuto traumi importanti, eppure lo sforzo fisico di un ballerino è paragonabile a quello di uno scaricatore: cos’ha fatto per aiutare il suo corpo?
“Ho avuto l’istinto di non esagerare, ho sempre ascoltato il mio corpo, come un’animale ho cercato di riparare con quello che avevo a disposizione senza l’aiuto di cure particolari ma con un po’ di buon senso”.
Che ruolo ha nel balletto di Ventriglia?
“E’ un passo a tre dove interpreto una donna di una certa età che viene colpita da Cupido (nel ruolo Ventriglia al posto dell’annunciato Ismael Ivo) e s’innamora di un giovane, interpretato dal ballerino scaligero Gabriele Corrado. La musica è composta da Emiliano Palmieri”.
Lei è stata l’interprete di balletti sensuali, eppure nella vita è una persona molto pudica. Cosa pensa delle tendenze coreografiche attuali in cui si cerca, sempre più spesso, un’erotizzazione estrema del corpo?
“ C’è una ricerca esasperata degli eccessi perché si vuole stupire, ma così si rischia solo di mercificare il corpo. In realtà c’è bisogno di recuperare il pudore per ridare valore alla bellezza fisica.”

(Pubblicato in La Repubblica 26/9/2008)

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