Batsheva Young Ensemble da Tel Aviv a Modena con “Sadeh21” in prima italiana


Batsheva Young Ensemble da Tel Aviv a Modena con “Sadeh21” in prima italiana

Una versione danzata del celebre film “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick con una rotta però diversa, non più in direzione del satellite Giove ma un viaggio dentro i corpi dei danzatori. Parlo di Sadeh21, del coreografo israeliano Ohad Naharin, in prima italiana al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, il 12 aprile, con 18 giovani danzatori della sua compagnia, il Batsheva Young Ensemble. Creato nel 2011 ma rimontato nel 2018, Sadeh che significa campo, è un lavoro basato sull’ascolto del corpo e sulla poetica acrobaticità dei ballerini, secondo il linguaggio del movimento “Gaga” che enfatizza l’esperienza somatica: “il piacere fisico dell’attività fisica fa parte dell’essere vivo” sostiene Naharin, israeliano classe 1952, creatore di questo singolare metodo, figlio di uno psicologo e di una ballerina che insegnava il metodo Feldenkrais e che iniziò la sua attività di ballerino nell’esercito durante la guerra del Kippur (1973). La Batsheva Dance Company fu fondata a Tel Aviv nel 1964 dalla pioniera della danza moderna americana Martha Graham e dalla Baronessa Batsheva de Rothschild che però ritirò il suo capitale nel 1975. Seguì un periodo di transizione che permise ai giovani coreografi israeliani di entrare nella compagnia fino al 1990 quando nacque il Batsheva Young Ensemble diretta fino al 2018 da Naharin, oggi coreografo residente.
In un susseguirsi di soli, duetti e movimenti di gruppo astratti, i giovani danzatori del Batsheva si addentrano con Sadeh21 nelle emozioni più intime e nelle loro contraddizioni, la solitudine, la violenza della guerra, la poesia dell’amore, accompagnati dalla colonna sonora di Maxim Waratt che spazia da David Darling a Gavin Bryars, fino alle musiche di Angelo Badalamenti per il film “Mulholland Drive” di David Lynch. Immersi nella scenografia astratta di Avi Yona Bueno e con i costumi colorati di Ariel Cohen, sfidano la loro “zona confort” per affrontare nuove potenziali energie con una danza pura di grande bellezza. La compagnia sarà in scena anche al Teatro Valli di Reggio Emilia il 14 aprile con due coreografie di Naharin, George&Zalman e Black Milk e con The Look della coreografa Sharon Eyal.

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Una versione danzata del celebre film “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick con una rotta però diversa, non più in direzione del satellite Giove ma un viaggio dentro i corpi dei danzatori. Parlo di Sadeh21, del coreografo israeliano Ohad Naharin, in prima italiana al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, il 12 aprile, con 18 giovani danzatori della sua compagnia, il Batsheva Young Ensemble. Creato nel 2011 ma rimontato nel 2018, Sadeh che significa campo, è un lavoro basato sull’ascolto del corpo e sulla poetica acrobaticità dei ballerini, secondo il linguaggio del movimento “Gaga” che enfatizza l’esperienza somatica: “il piacere fisico dell’attività fisica fa parte dell’essere vivo” sostiene Naharin, israeliano classe 1952, creatore di questo singolare metodo, figlio di uno psicologo e di una ballerina che insegnava il metodo Feldenkrais e che iniziò la sua attività di ballerino nell’esercito durante la guerra del Kippur (1973). La Batsheva Dance Company fu fondata a Tel Aviv nel 1964 dalla pioniera della danza moderna americana Martha Graham e dalla Baronessa Batsheva de Rothschild che però ritirò il suo capitale nel 1975. Seguì un periodo di transizione che permise ai giovani coreografi israeliani di entrare nella compagnia fino al 1990 quando nacque il Batsheva Young Ensemble diretta fino al 2018 da Naharin, oggi coreografo residente.
In un susseguirsi di soli, duetti e movimenti di gruppo astratti, i giovani danzatori del Batsheva si addentrano con Sadeh21 nelle emozioni più intime e nelle loro contraddizioni, la solitudine, la violenza della guerra, la poesia dell’amore, accompagnati dalla colonna sonora di Maxim Waratt che spazia da David Darling a Gavin Bryars, fino alle musiche di Angelo Badalamenti per il film “Mulholland Drive” di David Lynch. Immersi nella scenografia astratta di Avi Yona Bueno e con i costumi colorati di Ariel Cohen, sfidano la loro “zona confort” per affrontare nuove potenziali energie con una danza pura di grande bellezza. La compagnia sarà in scena anche al Teatro Valli di Reggio Emilia il 14 aprile con due coreografie di Naharin, George&Zalman e Black Milk e con The Look della coreografa Sharon Eyal.

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