Chiedi a Spinazitt com’è Giselle


Chiedi a Spinazitt com’è Giselle
Carla Fracci 1965 Giselle ph Erio Piccagliani

La scena del primo atto di Giselle interpretata da Carla Fracci è entrata nella storia del balletto, con i capelli sciolti, confusa, disperata ha regalato al mondo una delle più drammatiche e veritiere interpretazioni di quest’eroina romantica. Ma anche l’eterea e diafana ballerina del secondo atto, sulla cui tomba si reca disperato il principe Albrecht nel mondo ultraterreno delle villi, resta un’icona per le nuove generazioni.Tra i suoi ammiratori, il grande Charlie Chaplin che, dopo averla applaudita in Giselle alla Scala, le fece recapitare un biglietto dal suo autista con scritto: “You are wonderful” ma anche Eugenio Montale che le dedicò una lirica. La sublime e versatile danzatrice “meneghina”, la “spinazitt” come la chiamavano, figlia di un tranviere che la salutava con i tocchi di clacson dal suo tram mentre passava davanti alla Scala e di un’operaia,  il 30 gennaio sarà l’ospite d’onore di Giselle al Piermarini (in streaming, ore 20, su www.raiplay, www.raicultura.it e www.teatroallascala.org nella versione di Yvette Chauviré della coreografia di Coralli-Perrot, musica di Adam. Il nuovo direttore del ballo, Manuel Legris, dialogherà con lei nell’intervallo mentre le ballerine Martina Arduino in coppia con Claudio Coviello e Nicoletta Manni, al fianco di Timofej Andrijashenko, accolgono i suoi consigli in una masterclass (28, 29 gennaio ore 19 sulle pagine Facebook e YouTube del Teatro) per diventare delle perfette e credibili Giselle.
Signora Fracci quali suggerimenti regala alle soliste scaligere per affrontare questo ruolo?
“Il gesto va seguito da un pensiero che sia la verità, i ragazzi recepiscono questo messaggio, l’ho capito  ieri da come mi hanno applaudito e ringraziato. Il dettaglio è molto importante ma deve essere vero, nel secondo atto, per esempio, bisogna rendere l’idea del fluttuare. Quello che i grandi maestri tramandano va mantenuto e personalizzato”.
Legris con questa versione di Giselle omaggia anche un’altra grande artista da poco scomparsa,Chauvirè.
“La conobbi durante la mia prima Giselle alla Scala e nel Grand Pas de Quatre al Festival di Nervi dove ho ballato proprio con lei. Nel 1959 Anton Dolin m’invitò a Londra, al Royal Festival Hall a danzarla e fu un altro grande successo”.
Memorabili le sue interpretazioni con Nureyev, Baryšnikov, Vasiliev , Iancu, anche quella con Eric Bruhn da cui è nato il film con l’American Ballet Theatre, che ricordi ha dell’ esperienza?
“E ’stato pesantissimo, non c’era l’atmosfera del teatro con le luci e il pubblico e i passi s’interrompevano spesso”.
E del suo periodo americano alla fine dei 60?
“A quel tempo non c’era la scuola dell’American Ballet Theatre  e neppure le sale da ballo , ci davano un bigliettino per provare in vari saloni e, una volta, ci siamo ritrovati in un night club”.
E’ cresciuta in campagna, forse per questo Giselle le è tanto congeniale?
“Conosco i valori veri della gente che ha lavorato la terra, mia nonna  faceva la bambolina con il fazzoletto, non avevamo niente ma sono stata felicissima, una vita che poi rimane addosso”
 Étoile ma anche fantastica soubrette, leggendario il suo Can-can con le gemelle Kessler ma anche il Da-da-um-pa…
“Sono molto versatile e ho sempre avuto molta grazia e musicalità”

(Intervista pubblicata da TuttoMilano il 28/1/2021- Foto diversa per motivi tecnici)

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Carla Fracci 1965 Giselle ph Erio Piccagliani

La scena del primo atto di Giselle interpretata da Carla Fracci è entrata nella storia del balletto, con i capelli sciolti, confusa, disperata ha regalato al mondo una delle più drammatiche e veritiere interpretazioni di quest’eroina romantica. Ma anche l’eterea e diafana ballerina del secondo atto, sulla cui tomba si reca disperato il principe Albrecht nel mondo ultraterreno delle villi, resta un’icona per le nuove generazioni.Tra i suoi ammiratori, il grande Charlie Chaplin che, dopo averla applaudita in Giselle alla Scala, le fece recapitare un biglietto dal suo autista con scritto: “You are wonderful” ma anche Eugenio Montale che le dedicò una lirica. La sublime e versatile danzatrice “meneghina”, la “spinazitt” come la chiamavano, figlia di un tranviere che la salutava con i tocchi di clacson dal suo tram mentre passava davanti alla Scala e di un’operaia,  il 30 gennaio sarà l’ospite d’onore di Giselle al Piermarini (in streaming, ore 20, su www.raiplay, www.raicultura.it e www.teatroallascala.org nella versione di Yvette Chauviré della coreografia di Coralli-Perrot, musica di Adam. Il nuovo direttore del ballo, Manuel Legris, dialogherà con lei nell’intervallo mentre le ballerine Martina Arduino in coppia con Claudio Coviello e Nicoletta Manni, al fianco di Timofej Andrijashenko, accolgono i suoi consigli in una masterclass (28, 29 gennaio ore 19 sulle pagine Facebook e YouTube del Teatro) per diventare delle perfette e credibili Giselle.
Signora Fracci quali suggerimenti regala alle soliste scaligere per affrontare questo ruolo?
“Il gesto va seguito da un pensiero che sia la verità, i ragazzi recepiscono questo messaggio, l’ho capito  ieri da come mi hanno applaudito e ringraziato. Il dettaglio è molto importante ma deve essere vero, nel secondo atto, per esempio, bisogna rendere l’idea del fluttuare. Quello che i grandi maestri tramandano va mantenuto e personalizzato”.
Legris con questa versione di Giselle omaggia anche un’altra grande artista da poco scomparsa,Chauvirè.
“La conobbi durante la mia prima Giselle alla Scala e nel Grand Pas de Quatre al Festival di Nervi dove ho ballato proprio con lei. Nel 1959 Anton Dolin m’invitò a Londra, al Royal Festival Hall a danzarla e fu un altro grande successo”.
Memorabili le sue interpretazioni con Nureyev, Baryšnikov, Vasiliev , Iancu, anche quella con Eric Bruhn da cui è nato il film con l’American Ballet Theatre, che ricordi ha dell’ esperienza?
“E ’stato pesantissimo, non c’era l’atmosfera del teatro con le luci e il pubblico e i passi s’interrompevano spesso”.
E del suo periodo americano alla fine dei 60?
“A quel tempo non c’era la scuola dell’American Ballet Theatre  e neppure le sale da ballo , ci davano un bigliettino per provare in vari saloni e, una volta, ci siamo ritrovati in un night club”.
E’ cresciuta in campagna, forse per questo Giselle le è tanto congeniale?
“Conosco i valori veri della gente che ha lavorato la terra, mia nonna  faceva la bambolina con il fazzoletto, non avevamo niente ma sono stata felicissima, una vita che poi rimane addosso”
 Étoile ma anche fantastica soubrette, leggendario il suo Can-can con le gemelle Kessler ma anche il Da-da-um-pa…
“Sono molto versatile e ho sempre avuto molta grazia e musicalità”

(Intervista pubblicata da TuttoMilano il 28/1/2021- Foto diversa per motivi tecnici)

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