Doppio appuntamento con Ultima Vez/Wim Vandekeybus a Ferrara


Doppio appuntamento con Ultima Vez/Wim Vandekeybus a Ferrara

Nome di punta della danza contemporanea belga, coreografo, regista e film-maker Wim Vandekeybus, ritorna al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara ospite del Festival di Danza Contemporanea 2021 con Hands do not touch your precious Me. Un dialogo tra l’universo di Vandekeybus, la ricerca dell’artista visivo Olivier de Sagazan e la musica della compositrice Charo Calvo, con musica originale aggiuntiva di Norbert Pfalnzer. in prima nazionale, l’8 ottobre (ore 20.30) e con Traces domenica 10 (ore 16).Rinviato a causa del lockdown, Hands do not touch your precious Me riprende un verso tratto da un inno della sacerdotessa sumera Enheduanna alla dea Inanna, incarnazione divina dei paradossi dell’esistenza umana le cui azioni sono il riflesso delle tensioni e delle contraddizioni che ogni essere umano affronta nell’esistenza, un viaggio negli Inferi, attraverso le antiche incisioni di quattro mila anni fa, su tavolette di argilla in caratteri cuneiformi. Otto i danzatori in scena, sculture viventi che esprimono forza e fragilità. In Traces il coreografo ritorna sul tema degli istinti e delle pulsioni con dieci danzatori accompagnati dalla colonna sonora su musiche di Trixie Whitley, Shahzad Ismaily, Ben Perowsky e Daniel Mintseris, registrata con la partecipazione speciale di Marc Ribot alla chitarra.

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Doppio appuntamento con Ultima Vez/Wim Vandekeybus a Ferrara

Nome di punta della danza contemporanea belga, coreografo, regista e film-maker Wim Vandekeybus, ritorna al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara ospite del Festival di Danza Contemporanea 2021 con Hands do not touch your precious Me. Un dialogo tra l’universo di Vandekeybus, la ricerca dell’artista visivo Olivier de Sagazan e la musica della compositrice Charo Calvo, con musica originale aggiuntiva di Norbert Pfalnzer. in prima nazionale, l’8 ottobre (ore 20.30) e con Traces domenica 10 (ore 16).Rinviato a causa del lockdown, Hands do not touch your precious Me riprende un verso tratto da un inno della sacerdotessa sumera Enheduanna alla dea Inanna, incarnazione divina dei paradossi dell’esistenza umana le cui azioni sono il riflesso delle tensioni e delle contraddizioni che ogni essere umano affronta nell’esistenza, un viaggio negli Inferi, attraverso le antiche incisioni di quattro mila anni fa, su tavolette di argilla in caratteri cuneiformi. Otto i danzatori in scena, sculture viventi che esprimono forza e fragilità. In Traces il coreografo ritorna sul tema degli istinti e delle pulsioni con dieci danzatori accompagnati dalla colonna sonora su musiche di Trixie Whitley, Shahzad Ismaily, Ben Perowsky e Daniel Mintseris, registrata con la partecipazione speciale di Marc Ribot alla chitarra.

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