Carolyn Carlson: “Felicità è vivere con gli altri”


Carolyn Carlson: “Felicità è vivere con gli altri”
"Synchronicity"

La sua danza visionaria e poetica, ricca di una spiritualità tormentata, tesa verso l’infinito con lo strumento prediletto, il corpo, è caratterizzata dall’incontro tra natura, memoria e interiorità.  Così Carolyn Carlson ha segnato la storia della danza insieme con altri grandi come Pina Bausch, Jiří Kylián, Maurice Béjart. Nomade per eccellenza, è partita da San Francisco per raggiungere a New York la compagnia di Alwin Nikolais; negli anni 70 è poi approdata in Francia, dove vive e oggi dirige due strutture: dal ‘99 l’Atelier de Paris-Carolyn Carlson, dal 2004 il Centre Choréographique National de Roubaix Nord-Pas de Calais. Creatrice di <<poesie visuali>> (definizione sua) all’Opera di Parigi, alla Fenice di Venezia, al Theatre de la Ville a Helsinki, ha cresciuto generazioni di danzatori, da Sosta Palmizi al Ballet Cullberg. Ci risponde da Roubaix, dove prova il suo nuovo spettacolo Syncronicity con musiche di Ry Cooder, Tom Waits, Laurie Anderson, Leonard Cohen, Michael Nyman, Bruce Springsteen, Henry Purcell: andrà in scena al Teatro Comunale di Bolzano, il 23 luglio, per il Festival “Generations”.
Mrs. Carlson spiritualità e psicoanalisi in questo spettacolo sono a braccetto: da un lato il tema della morte e dall’altro l’idea di Sincronicità di Carl Jung. Com’è nata l’idea di questo lavoro?
<< Credo che nella nostra vita ci siano delle coincidenze, incontri significativi. Il tema proposto da Jung nel suo Syncronicity m’interessava molto, mi ha fornito l’idea per lo spettacolo. L’amore, il sacrificio, la sofferenza, la gioia, il pericolo, la morte accomunano tutti>>.
Ha dichiarato che si tratta di una coreografia nata dal cuore e non dall’intelletto: quale ruolo ha l’improvvisazione?
<<Parlo sempre di cuore e percezione, ma dietro c’è anche un’idea. In Syncronicity offro il tema a nove danzatori (di cui tre italiani) lasciando poi che siano le loro percezioni, così diverse, a emergere>>.
Una sua compagnia risiede a Roubaix, uno dei centri più poveri di Francia. Che cosa ha aggiunto la sua danza nell’ambiente sociale di quella città?
<< Credo che spesso le persone povere siano le più aperte e le più generose. Abbiamo un bellissimo studio e un teatro, l’atmosfera è accogliente; gli abitanti seguono le classi aperte, vedono gli spettacoli. Il centro è frequentato da persone tra i 6 e gli 80 anni>>.
Il primo titolo di questo spettacolo era “La vita dopo la morte”: lei, che è buddista quale visione ha dell’al di là?
<<Il buddismo che seguo da quando avevo 22 anni a New York (prima ero luterana), dice che morendo andiamo dall’altra parte della vita, perciò la morte non mi spaventa: ogni giorno viviamo delle piccole morti>>.
In Syncronicity ci sono riferimenti al mondo di Pina Bausch; qual è il ricordo più bello che ha di lei?
<< Lo spettacolo è un omaggio a Pina. E’ stata la più grande coreografa della transizione, ha influenzato i registi, il teatro, tutto il suo lavoro è stato straordinario>>.
Il suo prossimo compleanno, settant’anni, è una tappa importante della vita, come pensa di festeggiarlo?
<<Celebro il fatto di essere nata tutti i giorni, per me ogni singolo giorno è un compleanno>>.
Che cosa la rende veramente felice?
<<La felicità è legata alle relazioni con gli altri, alla capacità di trasmettere gioia, raggiungere uno scopo nella vita>>.

(Pubblicato in “D la Repubblica”   21/7/2012)

 

 

 

 

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Carolyn Carlson: “Felicità è vivere con gli altri”


Carolyn Carlson: “Felicità è vivere con gli altri”
"Synchronicity"

La sua danza visionaria e poetica, ricca di una spiritualità tormentata, tesa verso l’infinito con lo strumento prediletto, il corpo, è caratterizzata dall’incontro tra natura, memoria e interiorità.  Così Carolyn Carlson ha segnato la storia della danza insieme con altri grandi come Pina Bausch, Jiří Kylián, Maurice Béjart. Nomade per eccellenza, è partita da San Francisco per raggiungere a New York la compagnia di Alwin Nikolais; negli anni 70 è poi approdata in Francia, dove vive e oggi dirige due strutture: dal ‘99 l’Atelier de Paris-Carolyn Carlson, dal 2004 il Centre Choréographique National de Roubaix Nord-Pas de Calais. Creatrice di <<poesie visuali>> (definizione sua) all’Opera di Parigi, alla Fenice di Venezia, al Theatre de la Ville a Helsinki, ha cresciuto generazioni di danzatori, da Sosta Palmizi al Ballet Cullberg. Ci risponde da Roubaix, dove prova il suo nuovo spettacolo Syncronicity con musiche di Ry Cooder, Tom Waits, Laurie Anderson, Leonard Cohen, Michael Nyman, Bruce Springsteen, Henry Purcell: andrà in scena al Teatro Comunale di Bolzano, il 23 luglio, per il Festival “Generations”.
Mrs. Carlson spiritualità e psicoanalisi in questo spettacolo sono a braccetto: da un lato il tema della morte e dall’altro l’idea di Sincronicità di Carl Jung. Com’è nata l’idea di questo lavoro?
<< Credo che nella nostra vita ci siano delle coincidenze, incontri significativi. Il tema proposto da Jung nel suo Syncronicity m’interessava molto, mi ha fornito l’idea per lo spettacolo. L’amore, il sacrificio, la sofferenza, la gioia, il pericolo, la morte accomunano tutti>>.
Ha dichiarato che si tratta di una coreografia nata dal cuore e non dall’intelletto: quale ruolo ha l’improvvisazione?
<<Parlo sempre di cuore e percezione, ma dietro c’è anche un’idea. In Syncronicity offro il tema a nove danzatori (di cui tre italiani) lasciando poi che siano le loro percezioni, così diverse, a emergere>>.
Una sua compagnia risiede a Roubaix, uno dei centri più poveri di Francia. Che cosa ha aggiunto la sua danza nell’ambiente sociale di quella città?
<< Credo che spesso le persone povere siano le più aperte e le più generose. Abbiamo un bellissimo studio e un teatro, l’atmosfera è accogliente; gli abitanti seguono le classi aperte, vedono gli spettacoli. Il centro è frequentato da persone tra i 6 e gli 80 anni>>.
Il primo titolo di questo spettacolo era “La vita dopo la morte”: lei, che è buddista quale visione ha dell’al di là?
<<Il buddismo che seguo da quando avevo 22 anni a New York (prima ero luterana), dice che morendo andiamo dall’altra parte della vita, perciò la morte non mi spaventa: ogni giorno viviamo delle piccole morti>>.
In Syncronicity ci sono riferimenti al mondo di Pina Bausch; qual è il ricordo più bello che ha di lei?
<< Lo spettacolo è un omaggio a Pina. E’ stata la più grande coreografa della transizione, ha influenzato i registi, il teatro, tutto il suo lavoro è stato straordinario>>.
Il suo prossimo compleanno, settant’anni, è una tappa importante della vita, come pensa di festeggiarlo?
<<Celebro il fatto di essere nata tutti i giorni, per me ogni singolo giorno è un compleanno>>.
Che cosa la rende veramente felice?
<<La felicità è legata alle relazioni con gli altri, alla capacità di trasmettere gioia, raggiungere uno scopo nella vita>>.

(Pubblicato in “D la Repubblica”   21/7/2012)

 

 

 

 

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