Hommage à Alicia Alonso e la parabola del cieco nato (Gv9)


Hommage à Alicia Alonso e la parabola del cieco nato (Gv9)
Alicia Alonso

E’ uno degli appuntamenti più attesi della stagione il Gran Galà di danza organizzato da Daniele Cipriani a Ravenna Festival il 19 luglio 2020 (ore 21.30) per omaggiare la stella mondiale del balletto, la cubana Alicia Alonso alla quale è dedicata anche la Giornata Internazionale della Danza del 29 aprile 2020, in occasione dei centanni dalla sua nascita per altro, non certissima: per alcuni è avvenuta il 21 dicembre del 1920 per altri nel 1921. Un legame particolare la lega a Ravenna che l’accolse , l’ultima volta, nel giugno 2017 con la sua compagnia, il Ballet Nacional de Cuba fondato nel ’49, prima della sua morte avvenuta l’ottobre scorso all’età di 98 anni (leggi bella intervista della collega Valeria Crippa in Corriere della Sera). I drammatici tempi attuali non ci permettono di avere la certezza di festeggiarla in quella data  ma colgo l’occasione, in questa domenica di Quaresima, per raccontare la sua straordinaria vita illuminata da una luce interiore che ha del miracoloso. Alicia Alonso è il nome d’arte di Alicia Ernestina de la Caridad del Cobre Martínez Hoyo che, a 15 anni, sposò il ballerino Fernando Alonso con il quale condivise parte della sua lunga vita; a soli 19 anni perse parzialmente la vista ma continuò a danzare fino a settant’anni, regalando al mondo interpretazioni uniche come la sua memorabile Giselle. Trascorse la sua vita tra Cuba, la Russia e gli Stati Uniti, nel 1939 entrò nella compagnia di George Balanchine, l’American Ballet Caravan, precursore dell’attuale New York City Ballet dove interpretò i grandi balletti del repertorio classico ma anche moderno, ebbe infatti l’opportunità di lavorare con coreografi di fama mondiale: Michel Fokine, Balanchine, Léonide Massine, Bronislava Nijinska, Antony Tudor, Jerome Robbins e Agnes De Mille. Grande amica di Fidel Castro  che sovvenzionò la sua compagnia diventata un cammeo dell’orgoglio cubano, Alonso che lasciò il suo paese nel 1956 durante la dittatura di Batista e rientrò nel 1959, fu insignita dal presidente francese Jacques Chirac nel 2003 con la Legione d’Onore nel grado di ufficiale mentre l’Unesco la designò sua ambasciatrice di Buona volontà. Il suo celebre libro “Dialogos con La Danza” scritto con Pedro Simon, è un proibitivo volume per amatori (Amazon lo vende alla modica cifra di 1492 euro e in un’altra edizione, più economica, ma pur sempre onerosa di 244 euro ); per fortuna c’è l’abbordabile DVD dal titolo “Alicia Alonso Prima Ballerina Assoluta”, una piacevole visione per conoscere la sua strepitosa vita artistica. Ma cosa c’entra Alicia Alonso con la parabola, “La guarigione di un cieco nato” dal Vangelo di Giovanni (9,1-35) di questa domenica nella quarta settimana di Quaresima? Anche noi, come i farisei che chiedono al cieco come avesse acquistato la vista, ci domandiamo come è possibile che Alicia Alonso che non l’ha invece riacquistata, abbia affrontato tutti i più ardui balletti classici ( e non solo) che richiedono un rigore e una tecnica ferrea con una vista solo parziale? La “diva” del balletto cubano si affidava alle sensazioni interiori e a quei bagliori che intravvedeva, con semplicità e rigore nello studio, danzava e basta. Con quella stessa semplicità con la quale il cieco risponde ai farisei che lo incalzavano con domande contro Gesù che lo aveva guarito “una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo” . Il miracolo della étoile Alonso è qualcosa che noi, come i farisei, non riusciamo a spiegare, era la sua forza più intima e profonda, una luce interiore “donata” quello che oggi siamo chiamati a trovare dentro di noi per tirare  fuori la sorgente vera, zampillante, luminosa, più autentica che ci tiene vivi malgrado la pandemia, le preoccupazioni, i morti . Quella stessa forza che tanti medici e infermieri, trovano nel loro animo per andare avanti, sicuri che si può  curare anche nel buio prima che il sole ritorni, cosi’ come Alicia ha continuato a danzare senza vedere, illuminata da una luce soprannaturale contagiosa.

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Alicia Alonso

E’ uno degli appuntamenti più attesi della stagione il Gran Galà di danza organizzato da Daniele Cipriani a Ravenna Festival il 19 luglio 2020 (ore 21.30) per omaggiare la stella mondiale del balletto, la cubana Alicia Alonso alla quale è dedicata anche la Giornata Internazionale della Danza del 29 aprile 2020, in occasione dei centanni dalla sua nascita per altro, non certissima: per alcuni è avvenuta il 21 dicembre del 1920 per altri nel 1921. Un legame particolare la lega a Ravenna che l’accolse , l’ultima volta, nel giugno 2017 con la sua compagnia, il Ballet Nacional de Cuba fondato nel ’49, prima della sua morte avvenuta l’ottobre scorso all’età di 98 anni (leggi bella intervista della collega Valeria Crippa in Corriere della Sera). I drammatici tempi attuali non ci permettono di avere la certezza di festeggiarla in quella data  ma colgo l’occasione, in questa domenica di Quaresima, per raccontare la sua straordinaria vita illuminata da una luce interiore che ha del miracoloso. Alicia Alonso è il nome d’arte di Alicia Ernestina de la Caridad del Cobre Martínez Hoyo che, a 15 anni, sposò il ballerino Fernando Alonso con il quale condivise parte della sua lunga vita; a soli 19 anni perse parzialmente la vista ma continuò a danzare fino a settant’anni, regalando al mondo interpretazioni uniche come la sua memorabile Giselle. Trascorse la sua vita tra Cuba, la Russia e gli Stati Uniti, nel 1939 entrò nella compagnia di George Balanchine, l’American Ballet Caravan, precursore dell’attuale New York City Ballet dove interpretò i grandi balletti del repertorio classico ma anche moderno, ebbe infatti l’opportunità di lavorare con coreografi di fama mondiale: Michel Fokine, Balanchine, Léonide Massine, Bronislava Nijinska, Antony Tudor, Jerome Robbins e Agnes De Mille. Grande amica di Fidel Castro  che sovvenzionò la sua compagnia diventata un cammeo dell’orgoglio cubano, Alonso che lasciò il suo paese nel 1956 durante la dittatura di Batista e rientrò nel 1959, fu insignita dal presidente francese Jacques Chirac nel 2003 con la Legione d’Onore nel grado di ufficiale mentre l’Unesco la designò sua ambasciatrice di Buona volontà. Il suo celebre libro “Dialogos con La Danza” scritto con Pedro Simon, è un proibitivo volume per amatori (Amazon lo vende alla modica cifra di 1492 euro e in un’altra edizione, più economica, ma pur sempre onerosa di 244 euro ); per fortuna c’è l’abbordabile DVD dal titolo “Alicia Alonso Prima Ballerina Assoluta”, una piacevole visione per conoscere la sua strepitosa vita artistica. Ma cosa c’entra Alicia Alonso con la parabola, “La guarigione di un cieco nato” dal Vangelo di Giovanni (9,1-35) di questa domenica nella quarta settimana di Quaresima? Anche noi, come i farisei che chiedono al cieco come avesse acquistato la vista, ci domandiamo come è possibile che Alicia Alonso che non l’ha invece riacquistata, abbia affrontato tutti i più ardui balletti classici ( e non solo) che richiedono un rigore e una tecnica ferrea con una vista solo parziale? La “diva” del balletto cubano si affidava alle sensazioni interiori e a quei bagliori che intravvedeva, con semplicità e rigore nello studio, danzava e basta. Con quella stessa semplicità con la quale il cieco risponde ai farisei che lo incalzavano con domande contro Gesù che lo aveva guarito “una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo” . Il miracolo della étoile Alonso è qualcosa che noi, come i farisei, non riusciamo a spiegare, era la sua forza più intima e profonda, una luce interiore “donata” quello che oggi siamo chiamati a trovare dentro di noi per tirare  fuori la sorgente vera, zampillante, luminosa, più autentica che ci tiene vivi malgrado la pandemia, le preoccupazioni, i morti . Quella stessa forza che tanti medici e infermieri, trovano nel loro animo per andare avanti, sicuri che si può  curare anche nel buio prima che il sole ritorni, cosi’ come Alicia ha continuato a danzare senza vedere, illuminata da una luce soprannaturale contagiosa.

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