I performer della fantasia


I performer della fantasia
MOMIX_SolarFlares

Mo è la prima sillaba del nome di battesimo del suo leader, Moses Pendleton, mix sta per mischiare, è la geneaologia del nome Momix, compagnia fondata, nel 1980, dal campione di sci da fondo, nato nel 1949, in una fattoria nel Vermont. Dagli anni Ottanta Momix è sbarcata con successo in Europa, conquistando il pubblico al Festival dei due mondi e, in questi 44 anni, ha subìto mutamenti ma è rimasta sempre fedele a quella  magia filosofica del corpo,  libera e fantastica, che sfida la gravità con spettacoli surreali ed ironici. Dal 7 al 26 maggio, ritorna in scena, al Teatro Lirico G.Gaber, con lo spettacolo Back to MOMIX interpretato da otto danzatori illusionisti. Una festa per il pubblico che propone estratti dei loro più celebri lavori: sei pezzi da “Botanica”, un classico della compagnia, nato dalla passione di Pendleton per la natura e ispirato anche dalle “Quattro Stagioni” di Vivaldi, da  ReMIX l’omaggio a Roma, “Baths of Caracalla” e, in chiusura “If you need some body”. La serata attinge anche tre frammenti da “35° Anniversary Creation” e il secondo tempo, apre con “Floating” seguito da “Snow Geese” da “Lunar Sea”. Tra le novità, il recente “Red Dogs” , con enormi cani gonfiabili, tratto dai celebri Ballons Dogs dell’artista americano Jeff Koons.<<La vita è anche fantasia e immaginazione>> ha sempre sostenuto Pendleton che vive con la moglie Cynthia Quinn, direttore anche lei di Momix, in una bella tenuta nel Connecticut dove, tutte le mattine, s’immerge per una nuotata nel  lago. <<Io vedo un vecchio con la schiena curva che cammina faticosamente e lo immagino che cammina spedito e cosi lo sketch diventa buffo>>. Lo stesso principio per il quale si ride guardando i movimenti accelerati delle vecchie comiche. Lo sguardo da fanciullo e il maniacale utilizzo di un registratore con il quale fissa pensieri e idee, aiutano l’eclettico e geniale Pendleton a produrre quella che lui definisce “optical confusion”: un modo per eccitare il cervello e stimolare la creatività che pare davvero infinita. Così si vede in un uccello un fiore, un essere umano in una roccia, un universo onirico che immerge il pubblico in visioni straordinarie.

(Pubblicato in TuttoMilano-La Repubblica  9/5/2024)

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Mo è la prima sillaba del nome di battesimo del suo leader, Moses Pendleton, mix sta per mischiare, è la geneaologia del nome Momix, compagnia fondata, nel 1980, dal campione di sci da fondo, nato nel 1949, in una fattoria nel Vermont. Dagli anni Ottanta Momix è sbarcata con successo in Europa, conquistando il pubblico al Festival dei due mondi e, in questi 44 anni, ha subìto mutamenti ma è rimasta sempre fedele a quella  magia filosofica del corpo,  libera e fantastica, che sfida la gravità con spettacoli surreali ed ironici. Dal 7 al 26 maggio, ritorna in scena, al Teatro Lirico G.Gaber, con lo spettacolo Back to MOMIX interpretato da otto danzatori illusionisti. Una festa per il pubblico che propone estratti dei loro più celebri lavori: sei pezzi da “Botanica”, un classico della compagnia, nato dalla passione di Pendleton per la natura e ispirato anche dalle “Quattro Stagioni” di Vivaldi, da  ReMIX l’omaggio a Roma, “Baths of Caracalla” e, in chiusura “If you need some body”. La serata attinge anche tre frammenti da “35° Anniversary Creation” e il secondo tempo, apre con “Floating” seguito da “Snow Geese” da “Lunar Sea”. Tra le novità, il recente “Red Dogs” , con enormi cani gonfiabili, tratto dai celebri Ballons Dogs dell’artista americano Jeff Koons.<<La vita è anche fantasia e immaginazione>> ha sempre sostenuto Pendleton che vive con la moglie Cynthia Quinn, direttore anche lei di Momix, in una bella tenuta nel Connecticut dove, tutte le mattine, s’immerge per una nuotata nel  lago. <<Io vedo un vecchio con la schiena curva che cammina faticosamente e lo immagino che cammina spedito e cosi lo sketch diventa buffo>>. Lo stesso principio per il quale si ride guardando i movimenti accelerati delle vecchie comiche. Lo sguardo da fanciullo e il maniacale utilizzo di un registratore con il quale fissa pensieri e idee, aiutano l’eclettico e geniale Pendleton a produrre quella che lui definisce “optical confusion”: un modo per eccitare il cervello e stimolare la creatività che pare davvero infinita. Così si vede in un uccello un fiore, un essere umano in una roccia, un universo onirico che immerge il pubblico in visioni straordinarie.

(Pubblicato in TuttoMilano-La Repubblica  9/5/2024)

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