La Genesi di Valastro


La Genesi di Valastro
MEMENTO Simone Valastro in prova con gli artisti del balletto scaligero ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

E’ partito da un versetto della Genesi “memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris” (ricordati, uomo, sei polvere e in polvere tornerai), per ritrovarsi ad affrontare l’idea darwiniana di corpi che scalano, con sforzo, una pedana molto inclinata. Parliamo di Simone Valastro, classe 1979, originario di Cinisello Balsamo, diplomato alla Scala, una carriera di danzatore e coreografo all’Opéra di Parigi, città dove vive e lavora come free-lance e della sua creazione Memento, in prima assoluta alla Scala, terzo pezzo della serata contemporanea, Smith/León e Lightfoot/Valastro, dal 7 al 18 febbraio.
Come è arrivato ad abbinare Genesi e darwinismo? <<Lo scenografo Thomas Mika mi ha spinto oltre la mia idea iniziale del danzatore che nasce e muore, ritorna polvere, ogni volta che entra ed esce dalla scena, nel momento in cui ha creato tre rampe dove i corpi si arrampicano per uscire dalla buca dell’orchestra, una visione che ha qualcosa di darwiniano. Mi ha ricordato gli esseri acquatici, un po’ anfibi che escono dall’acqua per arrivare sulla terra. Un’immagine che rende l’idea della fatica della nascita e della vita che è un continuo elevarsi>>.
Nel 2021, alla Scala, aveva già presentato il duetto Árbakkinn  ma è la prima volta che affronta un lavoro con tanti interpreti, ha avuto difficolta?
<<Non ho mai lavorato con un gruppo cosi numeroso, 32 ballerini e due solisti, la mia paura iniziale era di non essere in grado di gestire così tanti interpreti ma è sparita, non ho avuto nessun problema anzi il gruppo è diventato un punto di forza: il movimento basico ripetuto, moltiplicato, ha un effetto visivo impressionante. Riprende un po’ i grandi balletti classici, penso ai ballerini-cigni del Lago>>.
A proposito di stile, è in grado di definire il suo?
<<Arrivo da una formazione classica e mi piace conservare la tecnica maschile un po’ acrobatica ma cerco di rendere tutti i movimenti più sciolti e naturali, più umani, per avvicinare il ballerino alla condizione di un attore. La danzatrice per me è una donna in carne ed ossa, che esprime le sue emozioni, non utilizza le punte perché non voglio enfatizzare il lato etereo. Tutti i ballerini danzano con i calzini, senza scarpe>>.
La musica che ruolo ha nel suo processo creativo?
<<Molto importante, parto da lì, in Memento utilizzo le musiche registrate di Max Richter  (On the Nature of Daylight e Laika’s Journey) e  di David Lang (Simple Song # 3) dall’album della colonna sonora del film Youth di Sorrentino>>.
Teme il confronto con i lavori degli altri coreografi? <<Non seguo le loro prove ma so che sono due pezzi di grande qualità, abbiamo linguaggi molto diversi, che non competono>>.
Il suo obbiettivo più importante?
<<Creare un mio stile riconoscibile dal pubblico, la gente deve dire: questo è un lavoro di Valastro, senza sapere che l’ho creato io>>. www.teatroallascala.org

(Pubblicato in TuttoMilano-La Repubblica- 1/2/2023 foto diversa per motivi tecnici)

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La Genesi di Valastro
MEMENTO Simone Valastro in prova con gli artisti del balletto scaligero ph Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

E’ partito da un versetto della Genesi “memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris” (ricordati, uomo, sei polvere e in polvere tornerai), per ritrovarsi ad affrontare l’idea darwiniana di corpi che scalano, con sforzo, una pedana molto inclinata. Parliamo di Simone Valastro, classe 1979, originario di Cinisello Balsamo, diplomato alla Scala, una carriera di danzatore e coreografo all’Opéra di Parigi, città dove vive e lavora come free-lance e della sua creazione Memento, in prima assoluta alla Scala, terzo pezzo della serata contemporanea, Smith/León e Lightfoot/Valastro, dal 7 al 18 febbraio.
Come è arrivato ad abbinare Genesi e darwinismo? <<Lo scenografo Thomas Mika mi ha spinto oltre la mia idea iniziale del danzatore che nasce e muore, ritorna polvere, ogni volta che entra ed esce dalla scena, nel momento in cui ha creato tre rampe dove i corpi si arrampicano per uscire dalla buca dell’orchestra, una visione che ha qualcosa di darwiniano. Mi ha ricordato gli esseri acquatici, un po’ anfibi che escono dall’acqua per arrivare sulla terra. Un’immagine che rende l’idea della fatica della nascita e della vita che è un continuo elevarsi>>.
Nel 2021, alla Scala, aveva già presentato il duetto Árbakkinn  ma è la prima volta che affronta un lavoro con tanti interpreti, ha avuto difficolta?
<<Non ho mai lavorato con un gruppo cosi numeroso, 32 ballerini e due solisti, la mia paura iniziale era di non essere in grado di gestire così tanti interpreti ma è sparita, non ho avuto nessun problema anzi il gruppo è diventato un punto di forza: il movimento basico ripetuto, moltiplicato, ha un effetto visivo impressionante. Riprende un po’ i grandi balletti classici, penso ai ballerini-cigni del Lago>>.
A proposito di stile, è in grado di definire il suo?
<<Arrivo da una formazione classica e mi piace conservare la tecnica maschile un po’ acrobatica ma cerco di rendere tutti i movimenti più sciolti e naturali, più umani, per avvicinare il ballerino alla condizione di un attore. La danzatrice per me è una donna in carne ed ossa, che esprime le sue emozioni, non utilizza le punte perché non voglio enfatizzare il lato etereo. Tutti i ballerini danzano con i calzini, senza scarpe>>.
La musica che ruolo ha nel suo processo creativo?
<<Molto importante, parto da lì, in Memento utilizzo le musiche registrate di Max Richter  (On the Nature of Daylight e Laika’s Journey) e  di David Lang (Simple Song # 3) dall’album della colonna sonora del film Youth di Sorrentino>>.
Teme il confronto con i lavori degli altri coreografi? <<Non seguo le loro prove ma so che sono due pezzi di grande qualità, abbiamo linguaggi molto diversi, che non competono>>.
Il suo obbiettivo più importante?
<<Creare un mio stile riconoscibile dal pubblico, la gente deve dire: questo è un lavoro di Valastro, senza sapere che l’ho creato io>>. www.teatroallascala.org

(Pubblicato in TuttoMilano-La Repubblica- 1/2/2023 foto diversa per motivi tecnici)

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