La rinascita spirituale di Sergei Polunin attraverso “Dante” in prima assoluta a Ravenna Festival


La rinascita spirituale di Sergei Polunin attraverso “Dante” in prima assoluta a Ravenna Festival
Sergei Polunin in "Dante Metànoia" foto Silvia Lelli

Una storia di cadute e di rinascite quella di Sergei Polunin, l’ucraino astro della danza, nato nel 1989 a Kherson, ex primo ballerino (a soli 19 anni) del Royal Ballet dal quale divorziò per una carriera più libera, fuori dagli schemi istituzionali e per via dei suoi atteggiamenti da “bad boy” sicuramente non consoni allo stile del balletto britannico. Un’aquila che, prima dell’era Covid, danzava in tutto il pianeta con spettacoli prodotti dalla sua società Polunin Ink e che, dall’1 al 5 settembre, ritorna in scena in Italia, con Dante Metànoia, in prima assoluta, al Teatro Alighieri (ore 21), nell’ambito della Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival dedicata a Dante Alighieri in occasione del 700° anniversario della morte del Sommo poeta. Un viaggio autobiografico che  rispecchia la turbolenta vita di questo strepitoso danzatore che ho avuto la fortuna di conoscere, nel 2019, per una breve intervista (leggi) , finalmente più sereno e riconciliato con se stesso rispetto al passato, grazie anche al cammino spirituale che gli ha permesso di continuare a volare sempre più in alto e non solo con il corpo. Polunin si allaccia al poema dantesco a tre mani, con la coreografia dal Cantico del Purgatorio firmata da lui: “ho scelto una via di mezzo – ha dichiarato- perché credo di essere proprio in questa fase della mia vita” e le altre due dagli amici coreografi, Ross Freddie Ray al quale ha affidato l’Inferno e  Jiří Bubeníček che ha creato il Paradiso. Metànoia che dal greco significa “cambiar parere” e nella liturgia ortodossa simboleggia un inchino profondo davanti a un’icona, nel nuovo testamento indica la conversione, il totale capovolgimento che si deve operare in chi aderisce al messaggio di Cristo. Il termine è stato affrontato anche dal filosofo e psicologo americano William James per il quale indicava un totale cambiamento della personalità e da Carl Jung che lo utilizzò per indicare l ‘auto guarigione dell’anima dopo una profonda crisi. “Vi porterò con me nel mio viaggio dall’Inferno al Paradiso- racconta Polunin- poco importa quanto sia battuto il sentiero: ognuno percorre un cammino che nessun altro ha mai attraversato prima”. Il suo  Purgatorio oscilla tra “il ricordo delle cose passate e di quelle che verranno, dalle ombre dell’Inferno e dei suoi spiriti fino alle luci brillanti e celesti del Paradiso”  nel suggestivo scenario creato da Marcella Grimaux. Le musiche sono del compositore Gregory Revert che ha scritto un pezzo per otto archi e quattro flauti che “fa immergere in un posto nel quale il tempo ti passa accanto e tutto intorno è surreale”. Protagonista assoluto anche degli altri due cantici, Polunin si cala  nell’Inferno creato da Ross Freddie Ray, suo amico dai tempi della formazione al Royal Ballet, assolo dal taglio quasi cinematografico con i video di Yan Yanko che immagina un “inferno pieno di vita, che spaventa non per il suo aspetto ma per il suo contenuto emotivo” sulle musiche di Miroslav Bako e la voce di Dante di Vincenzo Spirito. Jiří Bubeníček – già principal dell’Hamburg Ballet di John Neumeier, gemello di Otto che ha curato il set design,trasporta il protagonista e il pubblico nel Paradiso,  un non-luogo dove “tempo e spazio perdono il loro valore, l’anima è finalmente libera”.Kirill Richter che ha curato le musiche suona al pianoforte, come Kemal Gekic, accompagnati dalla voce di Andjela Ninkovic mentre le luci sono di Konstantin Binkin. Polunin speriamo di rivederlo danzare, come promesso, in Rasputin, l’ 1 e il 2 febbraio 2022, al Teatro degli Arcimboldi, a Milano.

 

 

 

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La rinascita spirituale di Sergei Polunin attraverso “Dante” in prima assoluta a Ravenna Festival


La rinascita spirituale di Sergei Polunin attraverso “Dante” in prima assoluta a Ravenna Festival
Sergei Polunin in "Dante Metànoia" foto Silvia Lelli

Una storia di cadute e di rinascite quella di Sergei Polunin, l’ucraino astro della danza, nato nel 1989 a Kherson, ex primo ballerino (a soli 19 anni) del Royal Ballet dal quale divorziò per una carriera più libera, fuori dagli schemi istituzionali e per via dei suoi atteggiamenti da “bad boy” sicuramente non consoni allo stile del balletto britannico. Un’aquila che, prima dell’era Covid, danzava in tutto il pianeta con spettacoli prodotti dalla sua società Polunin Ink e che, dall’1 al 5 settembre, ritorna in scena in Italia, con Dante Metànoia, in prima assoluta, al Teatro Alighieri (ore 21), nell’ambito della Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival dedicata a Dante Alighieri in occasione del 700° anniversario della morte del Sommo poeta. Un viaggio autobiografico che  rispecchia la turbolenta vita di questo strepitoso danzatore che ho avuto la fortuna di conoscere, nel 2019, per una breve intervista (leggi) , finalmente più sereno e riconciliato con se stesso rispetto al passato, grazie anche al cammino spirituale che gli ha permesso di continuare a volare sempre più in alto e non solo con il corpo. Polunin si allaccia al poema dantesco a tre mani, con la coreografia dal Cantico del Purgatorio firmata da lui: “ho scelto una via di mezzo – ha dichiarato- perché credo di essere proprio in questa fase della mia vita” e le altre due dagli amici coreografi, Ross Freddie Ray al quale ha affidato l’Inferno e  Jiří Bubeníček che ha creato il Paradiso. Metànoia che dal greco significa “cambiar parere” e nella liturgia ortodossa simboleggia un inchino profondo davanti a un’icona, nel nuovo testamento indica la conversione, il totale capovolgimento che si deve operare in chi aderisce al messaggio di Cristo. Il termine è stato affrontato anche dal filosofo e psicologo americano William James per il quale indicava un totale cambiamento della personalità e da Carl Jung che lo utilizzò per indicare l ‘auto guarigione dell’anima dopo una profonda crisi. “Vi porterò con me nel mio viaggio dall’Inferno al Paradiso- racconta Polunin- poco importa quanto sia battuto il sentiero: ognuno percorre un cammino che nessun altro ha mai attraversato prima”. Il suo  Purgatorio oscilla tra “il ricordo delle cose passate e di quelle che verranno, dalle ombre dell’Inferno e dei suoi spiriti fino alle luci brillanti e celesti del Paradiso”  nel suggestivo scenario creato da Marcella Grimaux. Le musiche sono del compositore Gregory Revert che ha scritto un pezzo per otto archi e quattro flauti che “fa immergere in un posto nel quale il tempo ti passa accanto e tutto intorno è surreale”. Protagonista assoluto anche degli altri due cantici, Polunin si cala  nell’Inferno creato da Ross Freddie Ray, suo amico dai tempi della formazione al Royal Ballet, assolo dal taglio quasi cinematografico con i video di Yan Yanko che immagina un “inferno pieno di vita, che spaventa non per il suo aspetto ma per il suo contenuto emotivo” sulle musiche di Miroslav Bako e la voce di Dante di Vincenzo Spirito. Jiří Bubeníček – già principal dell’Hamburg Ballet di John Neumeier, gemello di Otto che ha curato il set design,trasporta il protagonista e il pubblico nel Paradiso,  un non-luogo dove “tempo e spazio perdono il loro valore, l’anima è finalmente libera”.Kirill Richter che ha curato le musiche suona al pianoforte, come Kemal Gekic, accompagnati dalla voce di Andjela Ninkovic mentre le luci sono di Konstantin Binkin. Polunin speriamo di rivederlo danzare, come promesso, in Rasputin, l’ 1 e il 2 febbraio 2022, al Teatro degli Arcimboldi, a Milano.

 

 

 

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