La straordinaria battaglia con il corpo di Raimund Hoghe è terminata


La straordinaria battaglia con il corpo di Raimund Hoghe è terminata
Raimund Hoghe

Ho imparato a seguire ciò che provo, i miei sentimenti, senza pensare al pubblico. Quando scrivi, nessuno vede quale corpo sta dietro alla tua firma. Invece, con la danza sei sul palco ed impari ad accettarti per quello che sei. Ho sempre lavorato sul palcoscenico, sin da ragazzo, ma in ruoli che si addicevano alla mia malformazione, quelli di personaggi shakespeariani. Poi la danza per me è stato un modo per dare una forma precisa alle mie emozioni” così scriveva  Raimund Hoghe, l’eclettico scrittore, giornalista, sceneggiatore, coreografo e drammaturgo nella compagnia di Pina Bausch, il Tanztheater di Wuppertal dal 1980 al 1990, morto tre giorni fa, il 14 maggio, a 72 anni. La sua carriera di ballerino e coreografo era iniziata nel 1992 e nel 1994 firmò la prima coreografia, affetto da una grave malformazione fisica sfidò le scene colpito da una frase di Pier Paolo Pasolini che incitava a “buttare il corpo in battaglia”. Acclamato a livello internazionale, è noto per le sue reinterpretazioni del repertorio di balletto classici come L’Après-midi. Ha ricevuto numerosi premi a livello internazionale come il Premio francese della critica nel 2006 per Il lago dei cigni e il Dancer of the Year 2008 da parte rivista “Ballettanz”. Tra le sue creazioni Boléro Variations, spettacolo personalissimo che prende come pretesto la celeberrima musica reinterpretata in chiave moderna da Maurice Ravel. E’ autore anche di Another Dream, trilogia intima sul passato della Germania del ‘900. Con Pas de deux ha reso omaggio al tradizionale passo a due del balletto classico. Creato nel 2011 e rappresentato in prima assoluta nello stesso anno al Théâtre de la Cité Internationale di Parigi, Pas de deux è un dialogo tra Raimund Hoghe e il suo alter ego Takashi Ueno che gioca sulle differenze e sulle affinità, sulle somiglianze e sulle deviazioni, attraverso gesti speculari e movimenti intimamente radicati nella formazione professionale e nella storia personale e culturale dei due danzatori.

 

 

 

 

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Ho imparato a seguire ciò che provo, i miei sentimenti, senza pensare al pubblico. Quando scrivi, nessuno vede quale corpo sta dietro alla tua firma. Invece, con la danza sei sul palco ed impari ad accettarti per quello che sei. Ho sempre lavorato sul palcoscenico, sin da ragazzo, ma in ruoli che si addicevano alla mia malformazione, quelli di personaggi shakespeariani. Poi la danza per me è stato un modo per dare una forma precisa alle mie emozioni” così scriveva  Raimund Hoghe, l’eclettico scrittore, giornalista, sceneggiatore, coreografo e drammaturgo nella compagnia di Pina Bausch, il Tanztheater di Wuppertal dal 1980 al 1990, morto tre giorni fa, il 14 maggio, a 72 anni. La sua carriera di ballerino e coreografo era iniziata nel 1992 e nel 1994 firmò la prima coreografia, affetto da una grave malformazione fisica sfidò le scene colpito da una frase di Pier Paolo Pasolini che incitava a “buttare il corpo in battaglia”. Acclamato a livello internazionale, è noto per le sue reinterpretazioni del repertorio di balletto classici come L’Après-midi. Ha ricevuto numerosi premi a livello internazionale come il Premio francese della critica nel 2006 per Il lago dei cigni e il Dancer of the Year 2008 da parte rivista “Ballettanz”. Tra le sue creazioni Boléro Variations, spettacolo personalissimo che prende come pretesto la celeberrima musica reinterpretata in chiave moderna da Maurice Ravel. E’ autore anche di Another Dream, trilogia intima sul passato della Germania del ‘900. Con Pas de deux ha reso omaggio al tradizionale passo a due del balletto classico. Creato nel 2011 e rappresentato in prima assoluta nello stesso anno al Théâtre de la Cité Internationale di Parigi, Pas de deux è un dialogo tra Raimund Hoghe e il suo alter ego Takashi Ueno che gioca sulle differenze e sulle affinità, sulle somiglianze e sulle deviazioni, attraverso gesti speculari e movimenti intimamente radicati nella formazione professionale e nella storia personale e culturale dei due danzatori.

 

 

 

 

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