Maria Moreno “regina” del flamenco


Maria Moreno “regina” del flamenco
MARIA MORENO Foto di GILBERTO GONZÁLEZ

Istrionica, poetica, sognatrice, ironica, Maria Moreno, 33 anni, è magnetica nei suoi lunghi abiti dalle tinte chiare e scure, che destreggia con magnificenza, la coda, lo scialle accompagnata dal delicato battere delle nacchere, in uno spettacolo teatrale di grande effetto e raffinatezza diretto da Eva Yerbabuena che ha curato la drammaturgia e la regia con video (all’inizio una maschera occupa la scena e, in un altro solo, il volto di lei si appoggia sull’abito), cambi di scena giocati con maestria che raccolgono un puzzle di piccoli pezzi di “vita”. De la concepción in prima europea, ieri sera, al Teatro Strehler e secondo appuntamento di “MilanoFlamencoFestival”, corre sul filo autobiografico con citazioni personali, a partire dalla nascita, una femmina e non uno maschio come si pensava, un padre che voleva diventare un torero e invece ha scelto la vita del marinaio, la fanciullezza rappresentata da un abito da bambina che lascia il posto a quello lungo di una donna adulta, libera, forte, autentica. Il libretto e la direzione musicale sono di Andrés Marín che colloca il gruppo di cantanti (Sergio Gómez “El Colorao” e Alicia Naranjo) e i musicisti, tutti molto bravi (Oscar Lago, El Extremeño/ Pepe de Pura, Javier Teruel, Roberto Jaén), prima al buio, in fondo del palcoscenico e poi, in cerchio, secondo il tipico “rituale” del flamenco più tradizionale, intorno a Maria che danza con potenza come un pavone, i piedi che battono il suolo con fierezza, tra canti, battiti di mani, chitarre e percussioni. Serata di grande emozione tra tradizione e novità registiche di grande impatto. Ultimo appuntamento del Festival, venerdì 28 giugno, con Patricia Guerrero in scena con Distopía (ore 21).

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Maria Moreno “regina” del flamenco


Maria Moreno “regina” del flamenco
MARIA MORENO Foto di GILBERTO GONZÁLEZ

Istrionica, poetica, sognatrice, ironica, Maria Moreno, 33 anni, è magnetica nei suoi lunghi abiti dalle tinte chiare e scure, che destreggia con magnificenza, la coda, lo scialle accompagnata dal delicato battere delle nacchere, in uno spettacolo teatrale di grande effetto e raffinatezza diretto da Eva Yerbabuena che ha curato la drammaturgia e la regia con video (all’inizio una maschera occupa la scena e, in un altro solo, il volto di lei si appoggia sull’abito), cambi di scena giocati con maestria che raccolgono un puzzle di piccoli pezzi di “vita”. De la concepción in prima europea, ieri sera, al Teatro Strehler e secondo appuntamento di “MilanoFlamencoFestival”, corre sul filo autobiografico con citazioni personali, a partire dalla nascita, una femmina e non uno maschio come si pensava, un padre che voleva diventare un torero e invece ha scelto la vita del marinaio, la fanciullezza rappresentata da un abito da bambina che lascia il posto a quello lungo di una donna adulta, libera, forte, autentica. Il libretto e la direzione musicale sono di Andrés Marín che colloca il gruppo di cantanti (Sergio Gómez “El Colorao” e Alicia Naranjo) e i musicisti, tutti molto bravi (Oscar Lago, El Extremeño/ Pepe de Pura, Javier Teruel, Roberto Jaén), prima al buio, in fondo del palcoscenico e poi, in cerchio, secondo il tipico “rituale” del flamenco più tradizionale, intorno a Maria che danza con potenza come un pavone, i piedi che battono il suolo con fierezza, tra canti, battiti di mani, chitarre e percussioni. Serata di grande emozione tra tradizione e novità registiche di grande impatto. Ultimo appuntamento del Festival, venerdì 28 giugno, con Patricia Guerrero in scena con Distopía (ore 21).

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