“Mbira”: l’Africa di Roberto Castello debutta, il 5 luglio, a Vignale Monferrato Festival


“Mbira”: l’Africa di Roberto Castello debutta, il 5 luglio, a Vignale Monferrato Festival

Roberto Castello, danzatore, coreografo, insegnante, è uno dei “discepoli” dell’americana Carolyn Carlson che lo scoprì al Teatro Danza la Fenice a Venezia, negli anni Ottanta, insieme a Giorgio Rossi, Francesca Bertolli, Raffaella Giordano, Roberto Cocconi e Michele Abbondanza con i quali creò, nel 1984, il gruppo Sosta Palmizi. Ai primi lavori “bucolici” di questa formazione che diede vita a un filone di danza contemporanea italiana, Castello preferì presto una strada personale e più impegnata. Nel 1993 ha fondato Aldes e nel 2017 il blog “93% – materiali per una politica non verbale” (www.novantatrepercento.it). Il 5 luglio debutta (preceduto da due anteprime il 25 giugno a Porcari, il 29  al Festival Diffusioni di Arezzo e il 3 luglio a Parma) a Vignale Monferrato Festival, il suo ultimo lavoro Mbira, parola dai molteplici significati (è uno strumento musicale dello Zimbabwe ma anche il titolo di una composizione musicale del 1981). Un concerto di danza, musica dal vivo e parole interpretato da Castello, Ilenia Romano e Giselda Ranieri che si alterneranno con Susannah Iheme. Con loro i musicisti Zam Moustapha Dembélé del Mali e al percussionista Marco Zanotti. Uno spettacolo pensato per  il palcoscenico e le piazze che parte dalla necessità di uno sguardo non stereotipato sull’Africa: “Ci sono state fasi della storia – scrive il coreografo – in cui la convinzione di possedere verità assolute ha contribuito a creare coesione e un comune sentire fra popoli e culture diversi e a creare i presupposti per la loro pacifica coesistenza. Le contingenze attuali però sono del tutto nuove. Ogni cultura oggi è in contatto e interconnessa con ogni altra, e questo impone a tutti lo sforzo di un atteggiamento più curioso, umile e rispettoso nei confronti dei valori delle altre. L’incontro fra diversi modi di interpretare la realtà, invece di essere percepito come un pericolo, dovrebbe essere l’occasione per affinare nuovi strumenti di approccio all’esistenza”.

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Roberto Castello, danzatore, coreografo, insegnante, è uno dei “discepoli” dell’americana Carolyn Carlson che lo scoprì al Teatro Danza la Fenice a Venezia, negli anni Ottanta, insieme a Giorgio Rossi, Francesca Bertolli, Raffaella Giordano, Roberto Cocconi e Michele Abbondanza con i quali creò, nel 1984, il gruppo Sosta Palmizi. Ai primi lavori “bucolici” di questa formazione che diede vita a un filone di danza contemporanea italiana, Castello preferì presto una strada personale e più impegnata. Nel 1993 ha fondato Aldes e nel 2017 il blog “93% – materiali per una politica non verbale” (www.novantatrepercento.it). Il 5 luglio debutta (preceduto da due anteprime il 25 giugno a Porcari, il 29  al Festival Diffusioni di Arezzo e il 3 luglio a Parma) a Vignale Monferrato Festival, il suo ultimo lavoro Mbira, parola dai molteplici significati (è uno strumento musicale dello Zimbabwe ma anche il titolo di una composizione musicale del 1981). Un concerto di danza, musica dal vivo e parole interpretato da Castello, Ilenia Romano e Giselda Ranieri che si alterneranno con Susannah Iheme. Con loro i musicisti Zam Moustapha Dembélé del Mali e al percussionista Marco Zanotti. Uno spettacolo pensato per  il palcoscenico e le piazze che parte dalla necessità di uno sguardo non stereotipato sull’Africa: “Ci sono state fasi della storia – scrive il coreografo – in cui la convinzione di possedere verità assolute ha contribuito a creare coesione e un comune sentire fra popoli e culture diversi e a creare i presupposti per la loro pacifica coesistenza. Le contingenze attuali però sono del tutto nuove. Ogni cultura oggi è in contatto e interconnessa con ogni altra, e questo impone a tutti lo sforzo di un atteggiamento più curioso, umile e rispettoso nei confronti dei valori delle altre. L’incontro fra diversi modi di interpretare la realtà, invece di essere percepito come un pericolo, dovrebbe essere l’occasione per affinare nuovi strumenti di approccio all’esistenza”.

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