“Ophelia” di Yoann Bourgeois danza nell’acquario a Bolzano Danza


“Ophelia” di Yoann Bourgeois danza nell’acquario a Bolzano Danza
"Ophelia" di Yoann-Bourgeois, foto Geraldine Aresteanu

La natura è la sua prima fonte d’ispirazione, non è un caso infatti che vive nelle alpi francesi, a Saint-Pierre de Chartreuse, un piccolo paese di mille abitanti vicino allo spettacolare Monastero dei Certosini, vicino a Grenoble, con la sua compagna Marie Vaudin, danzatrice e artista con la quale ha condiviso il suo nuovo lavoro: Ophelia (2018), un solo di 15 minuti dove lei è trasportata da una gru “come fosse un sogno, uno spirito”, in un acquario gigante alto tre metri e largo due, con 5 mila litri d’acqua, in scena al Festival Bolzano Danza, nel Parco dei Cappuccini il 18 e 19 luglio (ore 19.30, 20 e 20.30). Stiamo parlando di Yoann Bourgeois, 37 anni, acrobata, attore, danzatore e giocoliere, una carriera in ascesa e una vita dedicata a ”l’arte vivente” che, con il suo il carisma, raccoglie folle di pubblico in spazi aperti. Nel 2016, sempre a Bolzano, presentò al Museion “Les yeux tournent autour du soleil” sul tema della “sospensione”, filo conduttore di tutta la sua ricerca artistica. L’abbiamo raggiunto al telefono per raccontarci di questo suo nuovo spettacolo ispirato all’atto IV (scena VII) dell’Amleto di Shakespeare.
Bourgeois perché la relazione con la natura è così importante per lei?
“Perché non è sotto il controllo dell’uomo, quando ci troviamo nella natura ci rendiamo conto che siamo solo un piccolo tassello dell’universo, diversamente la città è un luogo di cultura dove viviamo in un mondo artificiale, creato da noi in cui tentiamo di avere il controllo”.
La letteratura è un’altra sua passione, come è nata l’idea di “Ophelia?
“Sì, l’anno scorso, con l’obbiettivo di rendere impercettibile la “sospensione” su due livelli: con la presenza dell’acqua dove il corpo non pesa niente, altre volte ancora meno (è interessante poiché dipende dall’aria nei polmoni) e con il pubblico poiché l’essenza stessa dello spettacolo invia già un messaggio senza necessità di parlare”.
In un’intervista avete dichiarato che la “sospensione” per voi è come una piccola finestra verso l’eternità, ci spiega meglio?
“Per me ha un significato etico, scioglie i rapporti di potere, ha a che fare con l’equilibrio tra le forze, può essere la sospensione con una persona, in un luogo o tra l’artista e il pubblico. “Tentativo di approccio alla sospensione”, è un progetto nato dieci anni fa, con il quale cerco di rendere percepibile una presenza e mostrare la sospensione sotto diverse forme”.
Per la danzatrice non è un problema restare così a lungo in apnea?
“Per Marie no, è a suo agio, perché è cresciuta nell’acqua, nell’isola della Reunione”.
Ha voluto rappresentare il suicidio di Ophelia in modo poetico?
“Ci sono ancora molti dubbi sul suicidio di Ophelia, nelle pagine di Shakespeare si ha l’impressione che Ophelia sia sempre sul punto di morire ma non è veramente morta, si pone il concetto di dissoluzione e la domanda “essere o non essere” si trasforma in un’affermazione poiché entrambi coesistono nello stesso momento”.
Ma lei ritorna sempre all’idea di “sospensione”
“Esattamente”.

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“Ophelia” di Yoann Bourgeois danza nell’acquario a Bolzano Danza
"Ophelia" di Yoann-Bourgeois, foto Geraldine Aresteanu

La natura è la sua prima fonte d’ispirazione, non è un caso infatti che vive nelle alpi francesi, a Saint-Pierre de Chartreuse, un piccolo paese di mille abitanti vicino allo spettacolare Monastero dei Certosini, vicino a Grenoble, con la sua compagna Marie Vaudin, danzatrice e artista con la quale ha condiviso il suo nuovo lavoro: Ophelia (2018), un solo di 15 minuti dove lei è trasportata da una gru “come fosse un sogno, uno spirito”, in un acquario gigante alto tre metri e largo due, con 5 mila litri d’acqua, in scena al Festival Bolzano Danza, nel Parco dei Cappuccini il 18 e 19 luglio (ore 19.30, 20 e 20.30). Stiamo parlando di Yoann Bourgeois, 37 anni, acrobata, attore, danzatore e giocoliere, una carriera in ascesa e una vita dedicata a ”l’arte vivente” che, con il suo il carisma, raccoglie folle di pubblico in spazi aperti. Nel 2016, sempre a Bolzano, presentò al Museion “Les yeux tournent autour du soleil” sul tema della “sospensione”, filo conduttore di tutta la sua ricerca artistica. L’abbiamo raggiunto al telefono per raccontarci di questo suo nuovo spettacolo ispirato all’atto IV (scena VII) dell’Amleto di Shakespeare.
Bourgeois perché la relazione con la natura è così importante per lei?
“Perché non è sotto il controllo dell’uomo, quando ci troviamo nella natura ci rendiamo conto che siamo solo un piccolo tassello dell’universo, diversamente la città è un luogo di cultura dove viviamo in un mondo artificiale, creato da noi in cui tentiamo di avere il controllo”.
La letteratura è un’altra sua passione, come è nata l’idea di “Ophelia?
“Sì, l’anno scorso, con l’obbiettivo di rendere impercettibile la “sospensione” su due livelli: con la presenza dell’acqua dove il corpo non pesa niente, altre volte ancora meno (è interessante poiché dipende dall’aria nei polmoni) e con il pubblico poiché l’essenza stessa dello spettacolo invia già un messaggio senza necessità di parlare”.
In un’intervista avete dichiarato che la “sospensione” per voi è come una piccola finestra verso l’eternità, ci spiega meglio?
“Per me ha un significato etico, scioglie i rapporti di potere, ha a che fare con l’equilibrio tra le forze, può essere la sospensione con una persona, in un luogo o tra l’artista e il pubblico. “Tentativo di approccio alla sospensione”, è un progetto nato dieci anni fa, con il quale cerco di rendere percepibile una presenza e mostrare la sospensione sotto diverse forme”.
Per la danzatrice non è un problema restare così a lungo in apnea?
“Per Marie no, è a suo agio, perché è cresciuta nell’acqua, nell’isola della Reunione”.
Ha voluto rappresentare il suicidio di Ophelia in modo poetico?
“Ci sono ancora molti dubbi sul suicidio di Ophelia, nelle pagine di Shakespeare si ha l’impressione che Ophelia sia sempre sul punto di morire ma non è veramente morta, si pone il concetto di dissoluzione e la domanda “essere o non essere” si trasforma in un’affermazione poiché entrambi coesistono nello stesso momento”.
Ma lei ritorna sempre all’idea di “sospensione”
“Esattamente”.

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