Scocca la freccia di Eros alla prima di Sylvia alla Scala: Arduino e Coviello conquistano il pubblico


Scocca la freccia di Eros alla prima di Sylvia alla Scala: Arduino e Coviello conquistano il pubblico
"Sylvia" Martina Arduino e Claudio Coviello foto Brescia e Amisano -Teatro alla Scala

La musica di Leo Délibes diretta magnificamente da Kevin Rhodes, il corpo di ballo scaligero in grande forma, i costumi dalle tinte delicate e le scene sontuose di Luisa Spinatelli, la coreografia di Manuel Legris che, in questa sua versione del celebre balletto ottocentesco Sylvia (1876) creata con Jean-François Vazelle nel 2018 in coproduzione con la Scala e il Wiener Stattsballett, ha aggiunto un prologo iniziale intenso e romantico, tutti questi elementi amalgamati insieme con raffinatezza e sofisticata psicologia hanno consacrato ieri sera la felice riuscita del debutto scaligero di questo balletto in Italia poco conosciuto. Ispirato alla favola pastorale Aminta di Torquato Tasso (1573), Sylvia ou la Nimphe de Diane che alla Scala arrivò nel 1895 con la ballerina Carlotta Brianza, esalta fin dall’inizio la magnificenza di scene sontuose e regali con i due protagonisti, la ninfa Martina Arduino e il pastore Aminta, Claudio Coviello che si presentano in alto a un’impalcatura, con arco e freccia, pronti a danzare la loro passionale storia d’amore e a spezzare i disegni della Dea della caccia Diana, Maria Celeste Losa che vorrebbe invece preservarli dalla passione. Un toccante prologo precede i tre atti del balletto, sospeso tra sogno e realtà con il romantico passo a due tra Losa (Diana) che vive il conflitto interiore dei suoi sentimenti verso Endimione interpretato da Gabriele Corrado. Legris tratteggia molto bene la psicologia di queste due figure femminili: Diana appare più fragile della sua ninfa protetta Sylvia, personaggio al quale Arduino regala tutte le sfumature psicologiche necessarie: determinatezza, vulnerabilità, astuzia, intelligenza, gioia incarnate in passi tecnicamente molto impegnativi. Coviello danza la sua prima variazione con estrema delicatezza, tra slanci palpitanti del cuore e sospiri d’amore e cattura il pubblico per la sua leggerezza e precisione. La coppia conquista definitivamente la scena nel terzo atto nel poetico passo a due sulle note del violino dai toni tzigani preceduto dal bellissimo passo a tre tra Aminta, Eros e Sylvia. La freschezza, la tenacia, la vulnerabilità di questa giovane coppia conquista il pubblico che li corona protagonisti della serata con caldi applausi. Con loro Nicola Del Freo, Eros, dal fisico dionisiaco incorniciato nella statua quasi angelica dalla quale partirà la freccia di “Cupido” che farà legare per sempre Sylvia ad Aminta. Christian Fagetti è un virile e turbolento Orione, che irrompe con energia spiazzante nel secondo atto insieme a una schiera di maligni “fauni” ma che sa anche trasmettere tutta la fragilità del personaggio. In un clima pastorale-bucolico di grande fascino visivo sotto il carro di Pegaso, danzano un’infinità di variazioni pastori, ninfe, le cacciatrici di Diana, i contadini, le odalische accompagnati dalla superlativa musica di Délibes in una lotta estenuante di sentimenti contrapposti che si conclude con il trionfo della coppia Arduino e Coviello e una punta di nostalgia per una relazione perduta: quella di Diana e Endimione che riappare immobile e statuario. Teatro alla Scala fino al 14 gennaio

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Scocca la freccia di Eros alla prima di Sylvia alla Scala: Arduino e Coviello conquistano il pubblico


Scocca la freccia di Eros alla prima di Sylvia alla Scala: Arduino e Coviello conquistano il pubblico
"Sylvia" Martina Arduino e Claudio Coviello foto Brescia e Amisano -Teatro alla Scala

La musica di Leo Délibes diretta magnificamente da Kevin Rhodes, il corpo di ballo scaligero in grande forma, i costumi dalle tinte delicate e le scene sontuose di Luisa Spinatelli, la coreografia di Manuel Legris che, in questa sua versione del celebre balletto ottocentesco Sylvia (1876) creata con Jean-François Vazelle nel 2018 in coproduzione con la Scala e il Wiener Stattsballett, ha aggiunto un prologo iniziale intenso e romantico, tutti questi elementi amalgamati insieme con raffinatezza e sofisticata psicologia hanno consacrato ieri sera la felice riuscita del debutto scaligero di questo balletto in Italia poco conosciuto. Ispirato alla favola pastorale Aminta di Torquato Tasso (1573), Sylvia ou la Nimphe de Diane che alla Scala arrivò nel 1895 con la ballerina Carlotta Brianza, esalta fin dall’inizio la magnificenza di scene sontuose e regali con i due protagonisti, la ninfa Martina Arduino e il pastore Aminta, Claudio Coviello che si presentano in alto a un’impalcatura, con arco e freccia, pronti a danzare la loro passionale storia d’amore e a spezzare i disegni della Dea della caccia Diana, Maria Celeste Losa che vorrebbe invece preservarli dalla passione. Un toccante prologo precede i tre atti del balletto, sospeso tra sogno e realtà con il romantico passo a due tra Losa (Diana) che vive il conflitto interiore dei suoi sentimenti verso Endimione interpretato da Gabriele Corrado. Legris tratteggia molto bene la psicologia di queste due figure femminili: Diana appare più fragile della sua ninfa protetta Sylvia, personaggio al quale Arduino regala tutte le sfumature psicologiche necessarie: determinatezza, vulnerabilità, astuzia, intelligenza, gioia incarnate in passi tecnicamente molto impegnativi. Coviello danza la sua prima variazione con estrema delicatezza, tra slanci palpitanti del cuore e sospiri d’amore e cattura il pubblico per la sua leggerezza e precisione. La coppia conquista definitivamente la scena nel terzo atto nel poetico passo a due sulle note del violino dai toni tzigani preceduto dal bellissimo passo a tre tra Aminta, Eros e Sylvia. La freschezza, la tenacia, la vulnerabilità di questa giovane coppia conquista il pubblico che li corona protagonisti della serata con caldi applausi. Con loro Nicola Del Freo, Eros, dal fisico dionisiaco incorniciato nella statua quasi angelica dalla quale partirà la freccia di “Cupido” che farà legare per sempre Sylvia ad Aminta. Christian Fagetti è un virile e turbolento Orione, che irrompe con energia spiazzante nel secondo atto insieme a una schiera di maligni “fauni” ma che sa anche trasmettere tutta la fragilità del personaggio. In un clima pastorale-bucolico di grande fascino visivo sotto il carro di Pegaso, danzano un’infinità di variazioni pastori, ninfe, le cacciatrici di Diana, i contadini, le odalische accompagnati dalla superlativa musica di Délibes in una lotta estenuante di sentimenti contrapposti che si conclude con il trionfo della coppia Arduino e Coviello e una punta di nostalgia per una relazione perduta: quella di Diana e Endimione che riappare immobile e statuario. Teatro alla Scala fino al 14 gennaio

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