Spirituale Preljocaj


Spirituale Preljocaj
Angelin Preljocaj

Dopo Annonciation (1992), capolavoro coreografico sul tema dell’Annunciazione, Angelin Preljocaj, classe 1957, il coreografo franco-albanese, tra i più affascinanti della nostra epoca, approda (dopo Cremona) in città, il 17 e 18 febbraio, al Teatro degli Arcimboldi, con un altro pezzo ad alto tasso di spiritualità: Suivront mille ans de calme. Ispirato all’Apocalisse e realizzato nel 2010, per il teatro Bolshoi di Mosca, con un cast misto di danzatori franco-russi, è interpretato dai 21 ballerini del Ballet Preljocaj tra i quali spiccano anche gli italiani: Fabrizio Clemente e Patrizia Telleschi.
Preljocaj, un altro spettacolo a tema religioso, l’Apocalisse di San Giovanni, come mai?
“La spiritualità l’ho sempre respirata. Amo molto, infatti, la pittura e la musica religiosa. Molti miei spettacoli affrontano questo tema perché quando si lavora con il corpo che è un luogo molto misterioso, al centro dei nostri istinti, ma anche del nostro spirito, è un peccato non farlo. L’Apocalisse è un libro rivoluzionario, misterioso, contro l’impero romano”.
Molti registi hanno dato un’interpretazione catastrofica dell’Apocalisse e non hanno evidenziato il suo messaggio escatologico di salvezza, qual è la sua visione?
“Il termine Apocalisse deriva dal greco e significa “svelare”, “togliere il velo” mi sono chiesto: che significato ha nel mondo contemporaneo? La risposta è uno spettacolo che legge l’Apocalisse in modo impressionista, non letterale; c’è un messaggio di speranza e si capisce nel finale”.
È molto bello il passaggio dove la compagnia appare con tutte le bandiere dei paesi del mondo e ci sono degli agnelli veri in scena.
“ Si, in effetti c’è l’idea che esiste un progetto da realizzare, ma solo a determinate condizioni: che esista il pensiero, da parte dei popoli, di rivoluzionare il mondo attuale”.
E’ vero che, al debutto a Mosca, la direzione del Bolshoi, non ha voluto esporre la bandiera nazionale?
“ Si, all’inizio non gli sembrava opportuno poi gli ho spiegato che tutti Paesi del mondo hanno versato del sangue per le guerre, così alla fine, hanno accettato che, all’estero, la potessi esporre”.
Le scenografie dell’indiano Subodh Gupta e la musica techno del dj Laurent Garnier, perché?
“Gupta utilizza gli utensili da cucina come dei totem con molti rimandi spirituali, mentre la musica techno è una sorta di religione che unisce migliaia di giovani”.
Nuovi progetti?
“Due: uno spettacolo ispirato a un libro dello scrittore francese Laurent Mauvignier e l’altro su Le Mille e una notte”.
(Testo pubblicato in TuttoMilano 16/2/ 2012- Foto diversa per motivi tecnici)

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Spirituale Preljocaj
Angelin Preljocaj

Dopo Annonciation (1992), capolavoro coreografico sul tema dell’Annunciazione, Angelin Preljocaj, classe 1957, il coreografo franco-albanese, tra i più affascinanti della nostra epoca, approda (dopo Cremona) in città, il 17 e 18 febbraio, al Teatro degli Arcimboldi, con un altro pezzo ad alto tasso di spiritualità: Suivront mille ans de calme. Ispirato all’Apocalisse e realizzato nel 2010, per il teatro Bolshoi di Mosca, con un cast misto di danzatori franco-russi, è interpretato dai 21 ballerini del Ballet Preljocaj tra i quali spiccano anche gli italiani: Fabrizio Clemente e Patrizia Telleschi.
Preljocaj, un altro spettacolo a tema religioso, l’Apocalisse di San Giovanni, come mai?
“La spiritualità l’ho sempre respirata. Amo molto, infatti, la pittura e la musica religiosa. Molti miei spettacoli affrontano questo tema perché quando si lavora con il corpo che è un luogo molto misterioso, al centro dei nostri istinti, ma anche del nostro spirito, è un peccato non farlo. L’Apocalisse è un libro rivoluzionario, misterioso, contro l’impero romano”.
Molti registi hanno dato un’interpretazione catastrofica dell’Apocalisse e non hanno evidenziato il suo messaggio escatologico di salvezza, qual è la sua visione?
“Il termine Apocalisse deriva dal greco e significa “svelare”, “togliere il velo” mi sono chiesto: che significato ha nel mondo contemporaneo? La risposta è uno spettacolo che legge l’Apocalisse in modo impressionista, non letterale; c’è un messaggio di speranza e si capisce nel finale”.
È molto bello il passaggio dove la compagnia appare con tutte le bandiere dei paesi del mondo e ci sono degli agnelli veri in scena.
“ Si, in effetti c’è l’idea che esiste un progetto da realizzare, ma solo a determinate condizioni: che esista il pensiero, da parte dei popoli, di rivoluzionare il mondo attuale”.
E’ vero che, al debutto a Mosca, la direzione del Bolshoi, non ha voluto esporre la bandiera nazionale?
“ Si, all’inizio non gli sembrava opportuno poi gli ho spiegato che tutti Paesi del mondo hanno versato del sangue per le guerre, così alla fine, hanno accettato che, all’estero, la potessi esporre”.
Le scenografie dell’indiano Subodh Gupta e la musica techno del dj Laurent Garnier, perché?
“Gupta utilizza gli utensili da cucina come dei totem con molti rimandi spirituali, mentre la musica techno è una sorta di religione che unisce migliaia di giovani”.
Nuovi progetti?
“Due: uno spettacolo ispirato a un libro dello scrittore francese Laurent Mauvignier e l’altro su Le Mille e una notte”.
(Testo pubblicato in TuttoMilano 16/2/ 2012- Foto diversa per motivi tecnici)

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