Un dramma di nome Onegin


Un dramma di nome Onegin
Onegin ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il suo cuore ha smesso di battere, mentre volava su un aereo della Pan Am, dal Canada in Europa, a soli 46 anni, forse a causa di una dose eccessiva di sonniferi, una morte prematura che ha privato il mondo di uno tra i coreografi più geniali del Novecento: il sudafricano John Cranko (1927-1973). In occasione del cinquantesimo anno della sua scomparsa, il Teatro alla Scala, lo omaggia con il suo capolavoro Onegin, dramma in danza, in tre atti e sei scene, creato nel 1965 per il balletto di Stoccarda che ritorna sul palcoscenico del Piermarini, dal 5 novembre con Roberto Bolle e Nicoletta Manni. Cambio di cast il 18 dove, nei  ruoli dei due protagonisti, Onegin e Tatiana danzeranno Timofej Andrijashenko con Martina Arduino e il 19, Marco Agostino con Vittoria Valerio. Ispirato all’omonimo capolavoro letterario di Aleksandr Puškin che racconta la storia di Onegin, giovane aristocratico di San Pietroburgo, annoiato dalla vita, presuntuoso ed arrogante che incontra Tatiana la quale s’innamora perdutamente senza essere ricambiata. Per tracciare il cinismo del personaggio, Cranko aggiunge un espediente che nel romanzo non c’è: nel primo atto Onegin straccia la lettera ricevuta da Tatiana che, mortificata, si abbandona tra le braccia della sorella Olga senza immaginare che, anche lei, sarebbe finita nella sua trama seduttiva.  Un personaggio che si riscatta e diventa consapevole dei suoi errori, solo nel secondo atto, quando rivede Tatiana , ormai sposata. E’ qui che prende corpo lo straziante passo a due, tra abbracci, fughe, nel combattimento interiore di Tatiana,  su musica di Čajkovskij elaborata da Kurt-Heinz Stolze, che però esclude totalmente quella della celebre opera Evgenij Onegin. Una scelta controcorrente che predilige alcuni brani per pianoforte tratti dal ciclo delle Stagioni e altri da poemi sinfonici come Francesca da Rimini, Giulietta e Romeo oltre che dall’opera I Capricci di Oksana e Vakula il fabbro. La gestualità drammatica e teatrale, si amalgama con la musica diretta da Simon Hewett, in un’unità interpretativa di grande effetto anche nella danza dell’altra coppia protagonista: il poeta Lenskij (nei cast Nicola Del Freo, Claudio Coviello e Navrin Turnbull), il fidanzato di Olga (Martina Arduino, Agnese Di Clemente, Caterina Bianchi), il quale tenta di difendere il suo sogno d’amore ma capitola, in duello, ucciso dall’amico Onegin. Scene e costumi di Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno.

(Pubblicato in TuttoMilano-La Repubblica il 2/11/2023)

 

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Un dramma di nome Onegin
Onegin ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il suo cuore ha smesso di battere, mentre volava su un aereo della Pan Am, dal Canada in Europa, a soli 46 anni, forse a causa di una dose eccessiva di sonniferi, una morte prematura che ha privato il mondo di uno tra i coreografi più geniali del Novecento: il sudafricano John Cranko (1927-1973). In occasione del cinquantesimo anno della sua scomparsa, il Teatro alla Scala, lo omaggia con il suo capolavoro Onegin, dramma in danza, in tre atti e sei scene, creato nel 1965 per il balletto di Stoccarda che ritorna sul palcoscenico del Piermarini, dal 5 novembre con Roberto Bolle e Nicoletta Manni. Cambio di cast il 18 dove, nei  ruoli dei due protagonisti, Onegin e Tatiana danzeranno Timofej Andrijashenko con Martina Arduino e il 19, Marco Agostino con Vittoria Valerio. Ispirato all’omonimo capolavoro letterario di Aleksandr Puškin che racconta la storia di Onegin, giovane aristocratico di San Pietroburgo, annoiato dalla vita, presuntuoso ed arrogante che incontra Tatiana la quale s’innamora perdutamente senza essere ricambiata. Per tracciare il cinismo del personaggio, Cranko aggiunge un espediente che nel romanzo non c’è: nel primo atto Onegin straccia la lettera ricevuta da Tatiana che, mortificata, si abbandona tra le braccia della sorella Olga senza immaginare che, anche lei, sarebbe finita nella sua trama seduttiva.  Un personaggio che si riscatta e diventa consapevole dei suoi errori, solo nel secondo atto, quando rivede Tatiana , ormai sposata. E’ qui che prende corpo lo straziante passo a due, tra abbracci, fughe, nel combattimento interiore di Tatiana,  su musica di Čajkovskij elaborata da Kurt-Heinz Stolze, che però esclude totalmente quella della celebre opera Evgenij Onegin. Una scelta controcorrente che predilige alcuni brani per pianoforte tratti dal ciclo delle Stagioni e altri da poemi sinfonici come Francesca da Rimini, Giulietta e Romeo oltre che dall’opera I Capricci di Oksana e Vakula il fabbro. La gestualità drammatica e teatrale, si amalgama con la musica diretta da Simon Hewett, in un’unità interpretativa di grande effetto anche nella danza dell’altra coppia protagonista: il poeta Lenskij (nei cast Nicola Del Freo, Claudio Coviello e Navrin Turnbull), il fidanzato di Olga (Martina Arduino, Agnese Di Clemente, Caterina Bianchi), il quale tenta di difendere il suo sogno d’amore ma capitola, in duello, ucciso dall’amico Onegin. Scene e costumi di Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno.

(Pubblicato in TuttoMilano-La Repubblica il 2/11/2023)

 

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