Cinque giorni di danza atletica con “Play” di Kataklò al Teatro Carcano


Cinque giorni di danza atletica con “Play” di Kataklò al Teatro Carcano
"Play" di Kataklò foto di Renato Mangolin

Ho avuto la fortuna d’intervistare Giulia Staccioli varie volte, la prima nel 1996, l’ultima nel 2016, in un liceo milanese, al Faes e  fui subito colpita dalla sua determinazione e audacia, le stesse che la spinsero a lasciare il mondo competitivo dell’atletica nella quale era cresciuta (Campionessa di ginnastica ritmica, Due Olimpiadi Los Angeles nell’84, Seoul ’88, tre titoli italiani, dodici di specialità, quattro campionati del mondo), per quello più artistico della danza (leggi intervista). In realtà era tornata al suo primo amore, la danza, grazie all’incontro con Moses Pendleton, fondatore dei Momix, che la scoprì a un’audizione nel 1992 e la volle in compagnia. Il mondo dello sport l’ha plasmata alle sfide e anche il suo gruppo Kataklò che abbiamo visto in scena, venerdì sera, al Festival di Sanremo durante l’esibizione di Arisa e Tony Hadley nella canzone “Mi sento bene”, è il prodotto di questo desiderio di mettersi sempre in gioco. ” E’ la terza volta che i Kataklò sono invitati a Sanremo- mi ha raccontato Staccioli divertita – nel 2006 per la sigla del Festival, nel 2010 hanno duettato con Noemi e ora per Arisa con la quale c’è stata subito una grandissima intesa”. Nato nel ’96 con un gruppo di ex ginnasti (al debutto c’era anche il campione degli anelli Jury Chechi) Kataklò, parola greca tratta dal testo De Saltatione di Luciano, che significa “io ballo piegandomi e contorcendomi”, da allora miete successi in tutto il mondo; dal 13 al 17 febbraio sarà in scena al Teatro Carcano a Milano con uno dei suoi pezzi storici, Play, creato nel 2008 per rappresentare l’Italia alle Olimpiadi della Cultura di Pechino. Sei performers  di età tra i 23 e i 27 anni formatosi all’Accademia Kataklòin parte  con il nuovo metodo KAB (Kataklò Aerial Barre) presentato da Staccioli, l’anno scorso proprio nel suo quartier generale al DanceHaus (ex fabbrica ristrutturata, in via Tertulliano 70, a Milano, inf.335-1407139), guizzano come sirene in atmosfere lunari, inventano storie attraverso oggetti comuni legati al mondo dello sport, racchette da tennis, biciclette, palloni, scarponi da sci. Corpi che giocano e sperimentano la possibile alchimia tra gesto atletico e danza, attraverso quadri armonici di accattivante bellezza. “La struttura dello spettacolo è la stessa del 2008- ha spiegato Staccioli- sono  cambiati l’impianto luci, gli interpreti (la qualità del  movimento è migliorata), ho aggiunto due coreografie di nuova generazione (una lotta greca romana e un omaggio allo Spirito Olimpico), c’era stato un aggiornamento anche per le Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, insomma  Play è un working in progress”.

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Cinque giorni di danza atletica con “Play” di Kataklò al Teatro Carcano


Cinque giorni di danza atletica con “Play” di Kataklò al Teatro Carcano
"Play" di Kataklò foto di Renato Mangolin

Ho avuto la fortuna d’intervistare Giulia Staccioli varie volte, la prima nel 1996, l’ultima nel 2016, in un liceo milanese, al Faes e  fui subito colpita dalla sua determinazione e audacia, le stesse che la spinsero a lasciare il mondo competitivo dell’atletica nella quale era cresciuta (Campionessa di ginnastica ritmica, Due Olimpiadi Los Angeles nell’84, Seoul ’88, tre titoli italiani, dodici di specialità, quattro campionati del mondo), per quello più artistico della danza (leggi intervista). In realtà era tornata al suo primo amore, la danza, grazie all’incontro con Moses Pendleton, fondatore dei Momix, che la scoprì a un’audizione nel 1992 e la volle in compagnia. Il mondo dello sport l’ha plasmata alle sfide e anche il suo gruppo Kataklò che abbiamo visto in scena, venerdì sera, al Festival di Sanremo durante l’esibizione di Arisa e Tony Hadley nella canzone “Mi sento bene”, è il prodotto di questo desiderio di mettersi sempre in gioco. ” E’ la terza volta che i Kataklò sono invitati a Sanremo- mi ha raccontato Staccioli divertita – nel 2006 per la sigla del Festival, nel 2010 hanno duettato con Noemi e ora per Arisa con la quale c’è stata subito una grandissima intesa”. Nato nel ’96 con un gruppo di ex ginnasti (al debutto c’era anche il campione degli anelli Jury Chechi) Kataklò, parola greca tratta dal testo De Saltatione di Luciano, che significa “io ballo piegandomi e contorcendomi”, da allora miete successi in tutto il mondo; dal 13 al 17 febbraio sarà in scena al Teatro Carcano a Milano con uno dei suoi pezzi storici, Play, creato nel 2008 per rappresentare l’Italia alle Olimpiadi della Cultura di Pechino. Sei performers  di età tra i 23 e i 27 anni formatosi all’Accademia Kataklòin parte  con il nuovo metodo KAB (Kataklò Aerial Barre) presentato da Staccioli, l’anno scorso proprio nel suo quartier generale al DanceHaus (ex fabbrica ristrutturata, in via Tertulliano 70, a Milano, inf.335-1407139), guizzano come sirene in atmosfere lunari, inventano storie attraverso oggetti comuni legati al mondo dello sport, racchette da tennis, biciclette, palloni, scarponi da sci. Corpi che giocano e sperimentano la possibile alchimia tra gesto atletico e danza, attraverso quadri armonici di accattivante bellezza. “La struttura dello spettacolo è la stessa del 2008- ha spiegato Staccioli- sono  cambiati l’impianto luci, gli interpreti (la qualità del  movimento è migliorata), ho aggiunto due coreografie di nuova generazione (una lotta greca romana e un omaggio allo Spirito Olimpico), c’era stato un aggiornamento anche per le Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, insomma  Play è un working in progress”.

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