Woolf in tre tempi Wayne McGregor porta alla Scala il suo nuovo spettacolo ispirato alla grande Virginia


Woolf in tre tempi Wayne McGregor porta alla Scala il suo nuovo spettacolo ispirato alla grande Virginia
Wayne McGregor foto PÜl-Hansen

Una danza cinematografica, apocalittica, vorticosa che conquista lo spazio con un’energia fluida traboccante di emozioni: Woolf Works , creato da Wayne McGregor, il più audace e geniale coreografo inglese dei nostri tempi, sulla musica di Max Richter, approda al Teatro alla Scala dal 7 al 20/4, una nuova “prima” per la compagnia scaligera. Ispirato agli scritti, lettere, diari e romanzi di Virginia Woolf, alla forza creativa e alla fragilità umana della celebre scrittrice inglese, il balletto è danzato da Alessandra Ferri che torna sul palcoscenico del Piermarini con la sua unica, toccante e straordinaria interpretazione accanto all’italiano, Federico Bonelli (Principal del Royal Ballet). Un successo creato al Royal Opera House Covent Garden nel 2015, plupremiato dalla critica (Critics Circle Award e Oliver Award come “Best New Dance Production”), che conferma il talento di McGregor, coreografo dallo spirito eclettico, appassionato di neuroscienza, ( vedi il suo Autobiography balletto sul suo DNA, in scena al Teatro Ponchielli di Cremona il 13/4), lettore di Virginia Woolf “fin dai tempi dell’università”.
Che cosa la colpisce di più del mondo della scrittrice?
“Quel sentirsi persa nella poesia, una sensazione che diventa anche corporea quando si raggiungono il suo mondo e la struttura dei suoi scritti”.
Come mai ha scelto Alessandra Ferri?
“La reputo un’artista incredibile da quando la vidi  per  la prima volta, nel 1990 alla Scala, in Romeo e Giulietta. Per Virginia Woolf cercavo una danzatrice che, oltre ai requisiti fisici, avesse una profonda sensibilità”.
Ognuna delle tre parti del balletto è dedicata a un romanzo della Woolf: Mrs Dalloway, Orlando e Le onde, come mai ha scelto proprio questi libri?
“Hanno un vocabolario molto ricco e rappresentano molto bene le tre parti dello spettacolo: la prima narrativa, la seconda molto tematica e la terza più astratta. Mrs Dalloway è una bella riflessione sul  presente, il passato e il futuro, Orlando sul tempo, Le onde è molto più competitivo, affronta il tema della depressione della Woolf ”.
Da quali suggestioni visive è partito per creare la coreografia?
“Ho cominciato dalla musica e dalle suggestioni che mi suscitava, cercavo una scenografia astratta”.
La danza di McGregor è perfetta e attraente. Cos’è per lei la bellezza?
“E’ anche errore, imperfezione, mi piacciono i giardini selvaggi, irregolari, cerco qualche cosa di nuovo”.
Di recente ha curato la coreografia per “Mary, Queen of Scotland” di  Josie Rourke, avete nuovi progetti?
“Sempre con lui sto preparando il musical “Sweet Charity”. Poi sto lavorando con Google Arts per un progetto su l’intelligenza artificiale e sto realizzando, con i danzatori del Royal Ballet, Dante’s Project sulla Divina Commedia, con Thomas Adès, artista visuale, compositore e direttore d’orchestra; la prima parte debutterà a luglio, a Los Angeles, il lavoro completo a Londra, nel 2020”.

(Intervista pubblicata su D Repubblica 6/4/2019)

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Woolf in tre tempi Wayne McGregor porta alla Scala il suo nuovo spettacolo ispirato alla grande Virginia


Woolf in tre tempi Wayne McGregor porta alla Scala il suo nuovo spettacolo ispirato alla grande Virginia
Wayne McGregor foto PÜl-Hansen

Una danza cinematografica, apocalittica, vorticosa che conquista lo spazio con un’energia fluida traboccante di emozioni: Woolf Works , creato da Wayne McGregor, il più audace e geniale coreografo inglese dei nostri tempi, sulla musica di Max Richter, approda al Teatro alla Scala dal 7 al 20/4, una nuova “prima” per la compagnia scaligera. Ispirato agli scritti, lettere, diari e romanzi di Virginia Woolf, alla forza creativa e alla fragilità umana della celebre scrittrice inglese, il balletto è danzato da Alessandra Ferri che torna sul palcoscenico del Piermarini con la sua unica, toccante e straordinaria interpretazione accanto all’italiano, Federico Bonelli (Principal del Royal Ballet). Un successo creato al Royal Opera House Covent Garden nel 2015, plupremiato dalla critica (Critics Circle Award e Oliver Award come “Best New Dance Production”), che conferma il talento di McGregor, coreografo dallo spirito eclettico, appassionato di neuroscienza, ( vedi il suo Autobiography balletto sul suo DNA, in scena al Teatro Ponchielli di Cremona il 13/4), lettore di Virginia Woolf “fin dai tempi dell’università”.
Che cosa la colpisce di più del mondo della scrittrice?
“Quel sentirsi persa nella poesia, una sensazione che diventa anche corporea quando si raggiungono il suo mondo e la struttura dei suoi scritti”.
Come mai ha scelto Alessandra Ferri?
“La reputo un’artista incredibile da quando la vidi  per  la prima volta, nel 1990 alla Scala, in Romeo e Giulietta. Per Virginia Woolf cercavo una danzatrice che, oltre ai requisiti fisici, avesse una profonda sensibilità”.
Ognuna delle tre parti del balletto è dedicata a un romanzo della Woolf: Mrs Dalloway, Orlando e Le onde, come mai ha scelto proprio questi libri?
“Hanno un vocabolario molto ricco e rappresentano molto bene le tre parti dello spettacolo: la prima narrativa, la seconda molto tematica e la terza più astratta. Mrs Dalloway è una bella riflessione sul  presente, il passato e il futuro, Orlando sul tempo, Le onde è molto più competitivo, affronta il tema della depressione della Woolf ”.
Da quali suggestioni visive è partito per creare la coreografia?
“Ho cominciato dalla musica e dalle suggestioni che mi suscitava, cercavo una scenografia astratta”.
La danza di McGregor è perfetta e attraente. Cos’è per lei la bellezza?
“E’ anche errore, imperfezione, mi piacciono i giardini selvaggi, irregolari, cerco qualche cosa di nuovo”.
Di recente ha curato la coreografia per “Mary, Queen of Scotland” di  Josie Rourke, avete nuovi progetti?
“Sempre con lui sto preparando il musical “Sweet Charity”. Poi sto lavorando con Google Arts per un progetto su l’intelligenza artificiale e sto realizzando, con i danzatori del Royal Ballet, Dante’s Project sulla Divina Commedia, con Thomas Adès, artista visuale, compositore e direttore d’orchestra; la prima parte debutterà a luglio, a Los Angeles, il lavoro completo a Londra, nel 2020”.

(Intervista pubblicata su D Repubblica 6/4/2019)

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *